Oggi, 9 novembre 2025, si conclude il 27esimo congresso nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), un evento cruciale per il settore oncologico che ha messo in luce tematiche fondamentali legate alla chemioterapia e alle sue implicazioni sociali e psicologiche. Durante la conferenza finale, Alessandra Fabi, consigliera nazionale dell’Aiom, ha sottolineato come il tumore della mammella non colpisca solo la donna interessata, ma si ripercuota su tutta la rete sociale che la circonda.
Il tumore della mammella: un fenomeno sociale
Alessandra Fabi ha affermato che la diagnosi di tumore al seno coinvolge non solo la paziente, ma anche familiari, amici e colleghi, rendendo questa malattia un vero e proprio tumore sociale. Con circa 53.000 nuove diagnosi ogni anno, il cancro alla mammella è il più comune in Italia. Il programma di screening mammografico biennale contribuisce a identificare la malattia precocemente, salvando migliaia di vite. Negli ultimi cinque anni, si stima che 13.660 donne siano state salvate grazie a terapie innovative e diagnosi tempestive.
Fabi ha evidenziato come ogni donna che affronta il cancro porti con sé un mondo di relazioni che viene inevitabilmente influenzato dalla malattia. L’oncologia, quindi, non si limita più agli aspetti clinici, ma si occupa anche delle dimensioni sociali e psicologiche legate alla malattia. Questo approccio si traduce in un’attenzione crescente per il ruolo dei caregiver, l’umanizzazione delle cure e la qualità della vita delle pazienti.
L’umanizzazione delle cure e il ruolo della psiconcologia
Il congresso ha visto un aumento significativo dell’interesse verso l’umanizzazione delle cure e il ruolo della psiconcologia. Fabi ha spiegato che oggi è fondamentale non solo misurare gli effetti collaterali delle terapie, ma anche raccogliere le percezioni soggettive delle pazienti attraverso questionari e strumenti digitali. Questo permette ai medici di comprendere meglio le esigenze delle donne e intervenire in modo tempestivo.
Le donne stanno attivamente partecipando a questo cambiamento, riunendosi in gruppi di sostegno, anche online, dove condividono esperienze e strategie per affrontare la malattia. Fabi ha sottolineato l’importanza di dare spazio al vissuto delle pazienti, non limitandosi solo alla cura fisica. Anche all’interno dell’Aiom, l’attenzione verso questi temi è cresciuta notevolmente, con sessioni dedicate non solo ai progressi terapeutici, ma anche all’umanizzazione delle cure.
Effetti collaterali e impatto sociale della chemioterapia
Nonostante i notevoli progressi scientifici, Fabi ha ribadito che la chemioterapia rimane un pilastro fondamentale nel trattamento dei tumori mammari, in particolare nei sottotipi luminali, Her2-positivi e tripli negativi. Sebbene molte tossicità, come la neutropenia e la nausea, possano essere gestite efficacemente, l’alopecia continua a rappresentare un effetto collaterale con un forte impatto sociale.
La perdita dei capelli non è solo un segno visibile della malattia, ma influisce profondamente sull’immagine corporea e sulla percezione di sé delle pazienti. Fabi ha spiegato che guardarsi allo specchio e non riconoscersi può essere un’esperienza dolorosa. La dimensione psicologica diventa quindi cruciale, e la psiconcologia gioca un ruolo fondamentale nell’aiutare le pazienti e gli oncologi a gestire questa trasformazione temporanea, favorendo il recupero della fiducia e dell’identità durante il percorso di cura.
L’alopecia, pur essendo una fase temporanea, ha un significato simbolico che può lasciare un segno profondo. Imparare a convivere con questa condizione e superarla è una parte essenziale del processo di guarigione, che coinvolge non solo il corpo, ma anche l’anima.
