Ahmed al-Sharaa, figura chiave della politica siriana, si prepara a visitare la Casa Bianca il 10 novembre 2025, con l’intento di ottenere la revoca delle sanzioni americane e garantire protezione contro le minacce israeliane. Questa visita segna un momento storico, poiché rappresenta il primo incontro di un leader siriano con funzionari statunitensi dal 1946. Joshua Landis, direttore del Center for Middle East Studies dell’Università dell’Oklahoma, ha rilasciato queste dichiarazioni in un’intervista all’Adnkronos, analizzando le dinamiche politiche coinvolte.
Obiettivi della visita di al-Sharaa
Al-Sharaa ha in mente due obiettivi principali da perseguire durante il suo incontro a Washington. Il primo e più urgente è la revoca delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti. Secondo quanto riferito da Landis, il Senato ha già approvato una legge in tal senso, ma ci sono ancora resistenze alla Camera dei Rappresentanti, principalmente a causa del passato di al-Sharaa e delle sue responsabilità nei massacri degli alawiti. La sua reputazione ha suscitato preoccupazioni riguardo a un possibile perdono totale da parte degli Stati Uniti.
Segnali di distensione tra Washington e Damasco
La visita di al-Sharaa arriva in un contesto di crescente distensione tra gli Stati Uniti e la Siria. Negli ultimi mesi, Washington ha adottato misure significative, come la rimozione del nome di al-Sharaa e di altri funzionari siriani dalla lista dei “terroristi globali”. Inoltre, la designazione di Hayat Tahrir al-Sham come “organizzazione terroristica straniera” è stata revocata, aprendo la strada a una possibile cooperazione in ambito di sicurezza e ricostruzione.
Cambiamenti nella strategia americana
Landis sottolinea che la visita di al-Sharaa riflette un cambiamento nella strategia dell’Amministrazione americana. Durante il suo primo mandato, Donald Trump aveva sostenuto l’idea di un ritiro degli Stati Uniti dalla Siria e dal Medio Oriente, promuovendo il motto “America First”. Tuttavia, la situazione attuale ha spinto l’amministrazione a riconsiderare questa posizione, in risposta alle pressioni degli alleati regionali come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Turchia e Giordania, che desiderano una maggiore stabilità in Siria.
Le preoccupazioni di Israele e la questione della normalizzazione
Nonostante i progressi, Israele continua a rappresentare un ostacolo significativo alla normalizzazione delle relazioni. Landis evidenzia che Tel Aviv non è favorevole all’ingresso della Siria negli Accordi di Abramo e desidera mantenere il paese diviso e debole. Le preoccupazioni riguardanti il passato di al-Sharaa e i legami con al-Qaeda alimentano il sospetto tra i leader israeliani.
Al-Sharaa, pertanto, non chiede solo la revoca delle sanzioni, ma anche una protezione americana contro le pressioni israeliane. Questo approccio potrebbe servire a Trump per rassicurare i suoi alleati nel Golfo e in Turchia, dimostrando che non concederà a Israele un potere illimitato non solo in Libano e Gaza, ma anche in Siria.
