L’emergenza per i lavoratori italiani impiegati nelle basi militari americane in Italia sta raggiungendo livelli critici. Attualmente, oltre 4.000 dipendenti rischiano di non ricevere i propri stipendi a causa dello shutdown in corso negli Stati Uniti. Questa situazione è stata segnalata dai sindacati Fisascat Cisl e Uiltucs, che hanno proclamato lo stato di agitazione e richiedono un intervento immediato da parte del governo italiano.
I rappresentanti sindacali hanno sottolineato l’urgenza di una risposta da parte dell’esecutivo, simile a quelle adottate da altri paesi europei in situazioni analoghe. Roberto Frizzo, coordinatore nazionale di Uiltucs per i lavoratori delle basi americane, ha spiegato che in Italia il contesto è particolarmente complesso. Le cinque basi militari sul territorio nazionale, ovvero Aviano, Vicenza, Livorno, Napoli e Sigonella, impiegano circa 4.100 lavoratori italiani, assunti direttamente dal Ministero della Difesa statunitense tramite un accordo bilaterale risalente al 1951. Questi lavoratori operano sotto un contratto collettivo specifico, che prevede una vasta gamma di professioni, da metalmeccanici a commercianti, con stipendi che variano da 1.400 a 3.000 euro.
Il blocco delle attività amministrative, iniziato il 1° ottobre, ha creato problematiche giuridiche significative. Mentre la legislazione americana consente di non pagare i dipendenti durante lo shutdown, quella italiana non lo permette. Frizzo ha evidenziato che non è legale lavorare senza compenso e che non si possono mettere in congedo i lavoratori senza forme di sostegno sociale, come la cassa integrazione.
La questione dei pagamenti: chi è responsabile?
La questione cruciale rimane chi debba effettivamente pagare gli stipendi ai lavoratori. I sindacati hanno ricevuto comunicazioni dai comandi americani, che hanno dichiarato di avere le casse bloccate e quindi di non poter effettuare i pagamenti. Attualmente, circa 1.500 lavoratori, impiegati nelle basi di Vicenza, Aviano e Livorno, hanno ricevuto buste paga vuote. La Marina, invece, è riuscita a gestire la situazione grazie a risorse extra, ma queste potrebbero non bastare se la situazione non si sblocca rapidamente.
Frizzo ha avvertito che se il Congresso e la Casa Bianca non raggiungono un accordo nei prossimi giorni, i lavoratori di Napoli e Sigonella, dove sono impiegati oltre 2.000 italiani, potrebbero rimanere senza stipendio. I sindacati stanno cercando soluzioni per aiutare i lavoratori in difficoltà , tra cui l’accesso a finanziamenti bancari, ma la situazione rimane critica.
Il coordinatore ha sottolineato che altri paesi, come Germania e Portogallo, hanno già preso misure per garantire il pagamento degli stipendi ai propri lavoratori, mentre in Italia non si è ancora visto alcun intervento. La situazione è stata comunicata alle autorità competenti il 24 ottobre, ma a distanza di tre settimane non è arrivata alcuna risposta. La pressione aumenta, e i sindacati sono pronti a intraprendere azioni, pur cercando di evitare uno sciopero che non risolverebbe il problema, dato che si tratta di una mancanza di fondi piuttosto che di volontà di pagamento.
