Massimo Cacciari, noto filosofo e politologo, ha recentemente espresso il suo punto di vista sulla figura di Giorgia Meloni, attuale presidente del Consiglio italiano, durante un’intervista nel programma “Otto e Mezzo” condotto da Lilli Gruber su La7. La sua analisi, andata in onda il 6 novembre 2025, ha suscitato un certo interesse, soprattutto in vista del referendum in discussione.
La valutazione di Giorgia Meloni
Cacciari ha definito Giorgia Meloni come “la migliore tra le destre europee“, mettendo in evidenza la sua capacità di adattarsi e rinnovarsi rispetto ad altri leader di destra nel continente. Secondo il filosofo, Meloni si distingue per il suo tentativo di distaccarsi da una certa immagine del passato, cercando di “riciclarsi” e ripulire la propria immagine politica. Questo approccio, sebbene accompagnato da toni che a volte possono apparire vittimistici, la pone in una posizione favorevole rispetto ad altri leader di destra, come quelli dei Paesi dell’ex Patto di Varsavia, o la destra tedesca e Marine Le Pen.
Cacciari ha sottolineato che, nonostante le sue critiche, Meloni riesce a mantenere una certa credibilità all’interno del panorama politico europeo, una qualità che la distingue in un contesto dove molti politici di destra si trovano a dover affrontare un’immagine negativa collegata a ideologie estremiste. La sua analisi getta luce sulla complessità della situazione politica attuale e su come Meloni stia cercando di navigare in un ambiente difficile.
Il referendum e le sue implicazioni
Il filosofo ha anche affrontato il tema del referendum sulla riforma della giustizia, evidenziando come questo non possa determinare il destino del governo. Cacciari ha avvertito che Meloni non dovrebbe commettere l’errore di personalizzare il referendum come fece Matteo Renzi, il quale portò la questione a un voto di fiducia personale. Nonostante ciò, Cacciari ha notato che ci sono segni di una deriva in quella direzione, suggerendo che la politica italiana potrebbe essere influenzata da dinamiche personali piuttosto che da questioni istituzionali.
Il filosofo ha dichiarato la sua intenzione di votare “no” al referendum, non perché ritenga che un eventuale successo del “sì” rappresenti una minaccia per la democrazia italiana, ma piuttosto per le possibili conseguenze negative che la sconfitta del governo potrebbe avere sulla sua immagine. Cacciari ha avvertito che, se il referendum dovesse risultare sfavorevole per l’esecutivo, questo potrebbe portare a seri problemi di reputazione per il governo Meloni.
Le dichiarazioni di Cacciari offrono uno spaccato interessante sulla situazione politica italiana, evidenziando le sfide che il governo deve affrontare e le dinamiche interne che potrebbero influenzare il suo futuro.
