Stefano Farronato, un esperto arboricoltore di Bassano del Grappa, e Alessandro Caputo, un giovane maestro di sci di 28 anni, hanno perso la vita durante una spedizione in Nepal. I due, insieme all’alpinista Valter Perlino, si trovavano sulle pendici del Panbari Himal, una delle vette più impegnative dell’Himalaya nepalese, situata al confine tra i distretti di Gorkha e Manang. La tragedia si è consumata a causa di una violenta nevicata che ha colto di sorpresa il gruppo. Il capocordata, che si trovava al campo base, è stato salvato da un’operazione aerea avvenuta domenica.
La spedizione tragica
Il 7 ottobre 2025, Farronato, Perlino e Caputo avevano intrapreso il progetto “Panbari Q7“, un’iniziativa che mirava a scalare il Panbari Himal. Stefano Farronato, un alpinista esperto con un curriculum impressionante di 17 spedizioni precedenti in luoghi come Ecuador, Patagonia e Mongolia, considerava questa avventura come un’opportunità per affrontare nuove sfide. La sua passione per l’esplorazione estrema lo ha sempre spinto a misurarsi con i propri limiti e a rispettare la cultura nepalese. A pochi giorni dalla partenza, aveva dichiarato che ogni nuova scalata rappresentava per lui un viaggio interiore, un confronto con la grandezza della natura.
Alessandro Caputo, il più giovane della spedizione, era uno studente di Giurisprudenza a Milano e lavorava come maestro di sci a Sankt Moritz, in Svizzera. Caputo aveva già vissuto esperienze di viaggio in paesi come Perù e Australia, e si era unito a questa avventura per la sua passione per la montagna e l’alpinismo. La loro spedizione, però, è stata interrotta bruscamente dalla tempesta, che ha reso impossibile proseguire.
Il contesto del Panbari Himal
Il Panbari Himal è un territorio che per lungo tempo è rimasto inesplorato e chiuso agli stranieri. Solo nel 2006, una spedizione francese è riuscita a raggiungere la vetta. Questo contesto aggiunge un ulteriore strato di difficoltà e rischio per gli alpinisti che decidono di affrontare le sue sfide. La bellezza e la maestosità di queste montagne, tuttavia, attirano sempre più avventurieri desiderosi di misurarsi con l’imprevedibilità della natura.
Farronato, noto per il suo approccio rispettoso verso la montagna, aveva descritto il Panbari come un obiettivo di grande valore, un’opportunità per affrontare l’imprevisto e mettere alla prova i propri limiti. La sua azienda, Aforest, situata a Cassola (Vicenza), rifletteva la sua passione per la natura e l’ambiente. La sua prematura scomparsa ha lasciato un vuoto nella comunità alpinistica e tra coloro che lo conoscevano.
Le reazioni e il ricordo
La notizia della tragica scomparsa di Stefano Farronato e Alessandro Caputo ha suscitato una forte emozione in Italia e tra gli appassionati di alpinismo. Molti hanno ricordato Farronato come un uomo che ha dedicato la vita all’esplorazione e alla scoperta, un esempio di passione e determinazione. La comunità alpinistica ha espresso il proprio cordoglio per la perdita di due giovani talenti, evidenziando l’importanza di un approccio rispettoso e consapevole verso la montagna.
L’operazione di soccorso che ha portato al salvataggio del capocordata, sebbene fortunata, ha messo in luce i rischi che comporta l’alpinismo in condizioni estreme. Le autorità nepalese e le organizzazioni di soccorso hanno ribadito l’importanza di preparazione e prudenza in queste situazioni, specialmente in territori così impegnativi come il Panbari Himal. La memoria di Farronato e Caputo vivrà attraverso le storie di coloro che continueranno a sfidare le montagne, ispirati dal loro coraggio e dalla loro passione.
