La scarsità d’acqua in Medio Oriente sta raggiungendo livelli critici, con l’Iraq e la Giordania che affrontano sfide sempre più gravi per l’approvvigionamento idrico. Le crisi climatiche e i flussi migratori contribuiscono a rendere l’acqua un bene prezioso, superando in valore il petrolio. In questo contesto, la Svizzera ha espresso la volontà di condividere le proprie competenze nel settore delle risorse idriche, come affermato dal consigliere federale Ignazio Cassis durante la sua visita nella regione nel mese di marzo 2025.
La riduzione delle risorse e la guerra dell’oro blu
L’Iraq, una nazione con una popolazione di circa 46 milioni di abitanti, dipende principalmente dai fiumi Tigri ed Eufrate per il suo approvvigionamento idrico. Tuttavia, negli ultimi anni, la disponibilità di acqua è diminuita drasticamente, creando problemi significativi per l’agricoltura. “L’acqua è ormai più importante del petrolio”, ha dichiarato Cassis a Keystone-Ats, sottolineando come le tensioni legate all’acqua stiano aumentando. La situazione è particolarmente grave in Asia centrale e nel Medio Oriente, dove la scarsità idrica è diventata un tema centrale nei colloqui diplomatici. Maja Riniker, presidente del Consiglio nazionale, ha evidenziato l’importanza del tema durante i suoi incontri con i rappresentanti di Giordania e Iraq, promettendo di sollevare la questione in parlamento al termine del suo mandato a dicembre.
Il problema delle dighe sul Tigri e l’Eufrate
La Svizzera, attraverso il Geneva Water Hub, sta cercando di affrontare la crisi idrica con programmi di diplomazia dell’acqua, mirati a prevenire conflitti legati a questa risorsa. Christian Bréthaut, direttore scientifico dell’istituto, ha avvertito che la regione è gravemente colpita dallo stress idrico, dove la domanda supera le risorse disponibili.
La Svizzera sta attuando iniziative per fornire supporto tecnico e diplomatico nella gestione delle risorse idriche, attraverso la sua strategia Blue Peace, attiva anche in Medio Oriente. Questa iniziativa promuove il dialogo tra gli Stati della regione, con particolare attenzione alla Turchia, che controlla le sorgenti dei fiumi Eufrate e Tigri. Le autorità irachene, tuttavia, hanno denunciato che le dighe turche stanno riducendo significativamente il flusso d’acqua, ricevendo attualmente meno del 35% della quota d’acqua a loro assegnata. La Giordania, già una delle nazioni più povere di risorse idriche, sta affrontando una crisi aggravata dall’afflusso di rifugiati siriani. In passato, la Svizzera ha sostenuto l’apertura di un centro di diplomazia dell’acqua ad Amman per affrontare queste sfide.
La diplomazia dell’acqua
Le iniziative svizzere nel settore idrico stanno contribuendo a rafforzare la sua influenza nella regione, un’area di crescente interesse strategico. Bréthaut ha confermato che la Svizzera punta a svolgere un ruolo di mediazione, specialmente in un Iraq che cerca di ricostruirsi dopo anni di conflitti. Durante la visita di Cassis, i buoni uffici sono stati un tema centrale, con l’obiettivo di facilitare il dialogo tra le nazioni.
La questione dei conflitti legati all’acqua è diventata sempre più rilevante. Bréthaut ha richiamato l’attenzione sulla presa della diga di Mosul da parte dell’Isis nel 2014, un evento che ha evidenziato come le infrastrutture idriche possano diventare strumenti di guerra. Negli ultimi decenni, sono emersi circa trenta conflitti legati all’acqua, mentre oltre 300 accordi sono stati firmati per gestire pacificamente le risorse idriche.
