Neoplasie ginecologiche: il burnout interessa il 40% degli operatori sanitari

Marianna Ritini

Ottobre 31, 2025

La Fondazione Aiom ha avviato un’importante iniziativa per affrontare il tema del sostegno psicologico per gli operatori sanitari che si occupano di tumori ginecologici. Questo progetto, presentato il 31 ottobre 2025, risponde a una necessità crescente di supporto emotivo e formazione per i professionisti del settore, che spesso si trovano a fronteggiare situazioni di grande stress e burnout.

Il progetto di formazione della Fondazione Aiom

Il progetto, intitolato “Tumori ginecologici e burnout negli operatori sanitari”, è stato sviluppato dalla Fondazione Aiom, l’Associazione italiana di oncologia medica. Questo programma di educazione si è reso necessario a causa dell’impatto significativo che le neoplasie ginecologiche hanno non solo sulle pazienti, ma anche su chi le assiste. Infatti, secondo i dati, il 40% degli operatori sanitari che lavorano in questo ambito sperimenta sintomi di burnout. Le malattie oncologiche richiedono un impegno costante e multidimensionale, sia clinico che psicologico.

Nelle ultime settimane, la Fondazione ha organizzato cinque sessioni di formazione online, dedicate ai clinici, con l’obiettivo di sensibilizzarli riguardo alle problematiche legate al disagio psicologico. Durante questi incontri, i partecipanti hanno avuto l’opportunità di apprendere a riconoscere le diverse forme di disagio, a comprendere la sindrome del burnout e a esplorare strategie per affrontare queste difficoltà. La conferenza stampa online di presentazione si è tenuta grazie al supporto non condizionante di AbbVie.

Le sfide degli operatori sanitari

Saverio Cinieri, presidente della Fondazione Aiom, ha sottolineato l’importanza di proteggere la salute psico-fisica di coloro che assistono i pazienti. Le neoplasie ginecologiche, in particolare, pongono sfide uniche ai clinici, poiché le diagnosi tardive riducono significativamente le possibilità di successo delle terapie. Questo è particolarmente vero per il carcinoma ovarico, che colpisce principalmente donne sopra i 40 anni e presenta un’alta mortalità.

Gabriella Pravettoni, direttrice della Divisione di Psiconcologia dell’Istituto europeo di oncologia di Milano, ha messo in evidenza come la continua esposizione alla sofferenza dei pazienti possa portare a un esaurimento emotivo, una delle principali cause del burnout. Le conseguenze di questo fenomeno non si limitano al benessere psicologico, ma si estendono anche alla qualità della vita dei medici, con un aumento di comportamenti non salutari e sintomi di ansia e depressione.

Statistiche e rischi associati

Domenica Lorusso, professore di Ostetricia e Ginecologia alla Humanitas University di Milano, ha fornito dati allarmanti riguardo ai tumori ginecologici. Ogni anno, in Italia, si registrano oltre 11.000 nuovi casi di queste neoplasie. I tassi di sopravvivenza per il tumore ovarico sono attualmente inferiori rispetto ad altri carcinomi femminili, con fattori di rischio ben definiti come la nulliparità e l’infertilità.

La ricerca ha dimostrato che le donne affette da HIV o lupus eritematoso sistemico presentano un rischio maggiore di sviluppare questa malattia. Nonostante i progressi nelle terapie, il carcinoma ovarico continua a essere una patologia complessa, spesso resistente ai trattamenti e con elevati tassi di recidiva. La Fondazione Aiom si impegna a trovare nuove soluzioni diagnostiche e terapeutiche per affrontare questa sfida.

Il fenomeno del burnout tra i giovani oncologi

Il fenomeno del burnout è particolarmente preoccupante tra i giovani oncologi, come evidenziato da Cinieri. Questi professionisti, spesso alle prime armi, affrontano situazioni di grande stress, amplificate dalla pressione di un sistema sanitario già in difficoltà. Le problematiche legate ai carichi di lavoro e alla burocrazia possono minare il rapporto di fiducia tra medici e pazienti, fondamentale per una buona assistenza.

La Fondazione Aiom punta a contrastare il calo di entusiasmo e la sfiducia che alcuni oncologi possono provare nei confronti delle proprie capacità professionali. Attraverso iniziative come questa, l’obiettivo è fornire strumenti utili per migliorare la qualità della vita lavorativa degli operatori sanitari e, di conseguenza, la qualità dell’assistenza ai pazienti oncologici.

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