Nella settimana dal 20 al 26 ottobre 2025, l’Italia ha registrato un significativo numero di casi di infezioni respiratorie acute. Secondo il primo bollettino stagionale della sorveglianza RespiVirNet, redatto dall’Istituto Superiore di Sanità , sono stati stimati circa 427.000 contagi. Questo report, presentato in una nuova forma interattiva, offre uno spaccato dettagliato sulla situazione epidemiologica attuale.
Incidenza delle infezioni respiratorie
Il report indica che l’incidenza totale delle infezioni respiratorie acute è di 7,36 casi ogni 1.000 assistiti, un dato che risulta leggermente superiore rispetto a quello degli anni precedenti, ma comunque in linea con le tendenze storiche. La fascia di età più colpita rimane quella dei bambini di età compresa tra 0 e 4 anni, con un’incidenza di circa 18 casi per 1.000 assistiti. La situazione epidemiologica mostra un’intensità bassa o al livello basale in tutte le regioni italiane, fatta eccezione per la Basilicata, dove l’intensità è classificata come media.
In merito alla sorveglianza virologica, l’Istituto Superiore di Sanità segnala un tasso di positività piuttosto contenuto per i virus influenzali e per il virus respiratorio sinciziale (RSV). Tra i virus respiratori in circolazione, i rhinovirus, il Sars-CoV-2 e i virus parainfluenzali mostrano i valori di positività più elevati. Analizzando i dati, si evidenzia che il 2% del campione esaminato è risultato positivo al virus influenzale, prevalentemente di tipo A, mentre il 10% ha mostrato positività per il Sars-CoV-2. I valori per il virus respiratorio sinciziale si attestano allo 0,6%, con la restante parte dei campioni positiva per altri virus respiratori, tra cui i rhinovirus (21,1%) e i virus parainfluenzali (4,3%).
Nuova definizione di caso
L’Istituto Superiore di Sanità ha introdotto quest’anno una nuova definizione per la sorveglianza delle infezioni respiratorie acute (ARI), sostituendo quella delle sindromi simil-influenzali (ILI). Questa nuova classificazione è più ampia e si concentra sulla coesistenza di sintomi respiratori come tosse, mal di gola, difficoltà respiratoria e coriza, senza necessariamente richiedere la presenza di sintomi sistemici. La definizione di ARI è omogenea a quella adottata dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC), permettendo un monitoraggio più accurato dei virus respiratori oltre l’influenza.
Il report chiarisce che la definizione clinica di ARI include l’insorgenza improvvisa dei sintomi e la presenza di almeno uno dei quattro sintomi respiratori. Questo cambiamento è stato implementato per migliorare la capacità di monitoraggio e risposta alle infezioni respiratorie in generale.
Appello alla vaccinazione
Anna Teresa Palamara, a capo del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità , ha sottolineato l’importanza di vaccinarsi in questo periodo. Nonostante i casi di infezioni respiratorie acute siano attualmente in linea con quelli della scorsa stagione, la nuova definizione di caso rende complesso il confronto diretto. Palamara ha evidenziato che è fondamentale vaccinarsi ora per garantire la massima protezione quando il numero di contagi inizierà a crescere, in particolare per le persone più vulnerabili. La vaccinazione rappresenta un passo cruciale per affrontare la stagione influenzale e le infezioni respiratorie, contribuendo a ridurre il carico sulle strutture sanitarie.
L’attenzione rimane alta, e la sorveglianza continua a monitorare l’andamento dei virus respiratori, mentre i cittadini sono incoraggiati a seguire le indicazioni delle autorità sanitarie per proteggere la propria salute e quella della comunità .
