A cinquant’anni dalla scomparsa di Pier Paolo Pasolini, Dante Ferretti, uno dei più illustri scenografi italiani, ha condiviso i suoi ricordi con l’agenzia Adnkronos. Ferretti, che ha collaborato con Pasolini in otto film, ha iniziato la sua carriera a soli 18 anni, lavorando a “Il Vangelo secondo Matteo”. La sua esperienza con il noto regista ha segnato profondamente il suo percorso professionale e personale.
Il primo incontro con Pasolini
Dante Ferretti, tre volte vincitore del premio Oscar, ricorda il suo primo incontro con Pier Paolo Pasolini, avvenuto durante le riprese di “Il Vangelo secondo Matteo”. All’epoca, Ferretti era un giovane assistente di Luigi Scaccianoce, lo scenografo principale. “Pasolini mi chiedeva dove fosse il vero scenografo, che appariva sul set solo una volta ogni tanto. Io dovevo inventare scuse per giustificare la sua assenza”, racconta Ferretti. Col passare del tempo, il regista ha compreso che Ferretti era in realtà il motore creativo del progetto. “Meglio così, noi ci capiamo”, affermava Pasolini, instaurando un rapporto di fiducia reciproca.
Il riconoscimento tardivo e il successo
Nonostante il grande lavoro svolto, Ferretti ha dovuto affrontare ingiustizie nel corso della sua carriera. In particolare, durante la cerimonia del Nastro d’Argento per “Edipo Re” nel 1968, Scaccianoce non menzionò il suo assistente, che aveva contribuito in modo determinante alla scenografia. Tuttavia, Ferretti ha saputo riscattarsi, diventando uno dei più apprezzati scenografi del panorama cinematografico internazionale. Ha collaborato con registi del calibro di Federico Fellini, Martin Scorsese e Tim Burton, guadagnandosi dieci nomination agli Oscar e vincendo tre statuette, oltre a numerosi altri premi.
Il legame con Pasolini e la tragedia del 1975
Il rapporto tra Ferretti e Pasolini si è consolidato con il film “Medea”. Dopo un’improvvisa chiamata che lo ha portato a lavorare in Cappadocia, Ferretti ha dimostrato la sua abilità nel risolvere situazioni complesse, riuscendo a preparare il set in poche ore. Pasolini, colpito dal suo lavoro, lo ha definito “il mio pittore”, evidenziando la sua capacità di creare ambienti suggestivi. Il 1975 ha segnato un punto cruciale nella vita di Ferretti, con l’uscita di “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, film che ha suscitato scalpore e controversie.
La morte di Pasolini e il ricordo di Ferretti
Dante Ferretti ha vissuto con angoscia la tragica morte di Pasolini, avvenuta nella notte tra il 1 e il 2 novembre 1975. Il regista, noto per le sue critiche incisive alla società, stava scrivendo “Petrolio”, un’opera che prometteva di rivelare verità scomode. Ferretti ha avuto l’incarico di documentare il luogo del delitto, l’Idroscalo di Ostia, dove ha scattato fotografie e preso misure per ricostruire la scena. “Sono convinto che il suo omicidio fosse un agguato, orchestrato da più persone”, ha affermato Ferretti, che ha collaborato con l’avvocato Nino Marazzita per indagare sull’accaduto.
Un libro per ricordare Pasolini
Dante Ferretti ha recentemente pubblicato un libro intitolato “Bellezza imperfetta. Io e Pasolini”, edito da Edizioni Pendragon nel 2024. Questo lavoro, curato da David Miliozzi, non è solo un memoir, ma un viaggio attraverso i ricordi di un’amicizia che ha segnato profondamente la vita dello scenografo. “Sono felice dell’accoglienza ricevuta”, ha dichiarato Ferretti. “Pasolini merita di essere riconosciuto per il suo talento e la sua genialità. Mi diceva sempre che ‘l’imperfezione è necessaria perché appaia la verità'”.
 
 