Accumulo compulsivo: la disposofobia e il suo significato psicologico

Marianna Ritini

Ottobre 31, 2025

Gli esperti avvertono che l’accumulo eccessivo di oggetti può rappresentare una condizione patologica. Questo fenomeno si manifesta attraverso l’accumulo di scatole e oggetti che invadono gli spazi domestici, rendendo difficile la separazione da beni che, in molti casi, risultano inutili. Quando la necessità di accumulare diventa predominante, si può trattare di disposofobia, un disturbo psicologico che ha guadagnato notorietà grazie a programmi televisivi come “Hoarding: Buried Alive” negli Stati Uniti e “Sepolti in casa” in Italia. Gli esperti del sito “Dottore ma è vero che…?”, promosso dalla Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici, chirurghi e odontoiatri), sottolineano l’importanza di riconoscere i segnali di questo disturbo per poter fornire un adeguato supporto a chi ne è affetto.

La patologia dell’accumulo: cos’è e come si manifesta

Accumularne troppi oggetti può essere considerato una malattia? Secondo gli esperti, la risposta è affermativa. Il disturbo da accumulo, noto anche come disposofobia, si caratterizza per la difficoltà persistente di liberarsi di beni, anche se danneggiati o inutili. Le persone che soffrono di questo disturbo tendono a conservare oggetti in modo compulsivo, vivendo un profondo disagio all’idea di separarsene. È fondamentale non confondere il disturbo da accumulo con il collezionismo, che implica una raccolta intenzionale di oggetti specifici, né con il legittimo attaccamento emotivo a beni appartenuti a persone care. Inoltre, l’accumulo compulsivo è stato ufficialmente riconosciuto come una patologia a sé stante nel DSM-5, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, e viene classificato separatamente dai disturbi ossessivo-compulsivi per le sue peculiarità.

Identificazione del disturbo: sintomi e manifestazioni

Come si riconosce il disturbo da accumulo? L’Associazione degli psichiatri americani ha redatto un elenco di sintomi e manifestazioni che caratterizzano gli accumulatori compulsivi. Tra questi, la difficoltà a buttare via, vendere o regalare oggetti; l’accumulo disordinato di beni e rifiuti in ogni angolo della casa; il tempo eccessivo speso a spostare oggetti o a cercare quelli utili; e i conflitti con persone che tentano di aiutare. Chi accumula tende a credere che qualunque oggetto possa avere un valore futuro, e in alcuni casi, si osserva anche l’accumulo di animali domestici. Secondo diversi psicologi, è possibile delineare un profilo dell’accumulatore seriale: spesso si tratta di persone solitarie, con una vita sociale limitata, che faticano a prendere decisioni e a gestire le proprie emozioni.

Le conseguenze dell’accumulo e le terapie disponibili

Perché accumulare oggetti in modo eccessivo è problematico? Le conseguenze più visibili includono un deterioramento della qualità della vita per gli accumulatori e per chi vive con loro. La disposofobia è correlata a difficoltà lavorative e può comportare rischi per la salute e la sicurezza. Gli accumulatori, in particolare se anziani, sono vulnerabili a cadute, contaminazioni alimentari e infestazioni. Gli ingombri in cucina e in bagno possono ostacolare una corretta alimentazione e igiene personale. Gli specialisti avvertono che è fondamentale affrontare queste problematiche per migliorare le condizioni di vita degli interessati.

Le terapie per il disturbo da accumulo esistono e si focalizzano sul significato emotivo degli oggetti accumulati. Spesso, i trattamenti psicologici utilizzati sono simili a quelli impiegati per la depressione e i disturbi ossessivo-compulsivi. Le terapie più comuni comprendono l’uso di farmaci antidepressivi e, quando il paziente collabora, la psicoterapia cognitivo-comportamentale si è dimostrata efficace. È essenziale fornire anche un supporto pratico, per rendere l’abitazione sicura e abitabile, incoraggiando il paziente a liberarsi consapevolmente degli oggetti accumulati.

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