Elezioni nei Paesi Bassi: il voto per il nuovo governo rappresenta una sfida per Wilders

Franco Fogli

Ottobre 29, 2025

Il 29 ottobre 2025, l’Olanda si prepara a tornare alle urne per la seconda volta in due anni, a seguito del crollo del fragile governo guidato dal tecnocrate Dick Schoof. Con ben 27 partiti in competizione e una scena politica sempre più frammentata, si preannuncia un’elezione complessa, in cui nessun partito sembra in grado di raggiungere la maggioranza assoluta di 76 seggi necessaria per governare.

Il contesto politico attuale

Dopo le elezioni del 2023, il Partito per la Libertà (Pvv) di Geert Wilders era emerso come il principale partito, conquistando 37 seggi. Tuttavia, i sondaggi attuali indicano una flessione, con il Pvv accreditato di circa 30-31 seggi. L’analista Sarah de Lange dell’Università di Leiden ha sottolineato che oltre il 50% degli elettori è ancora indeciso, rendendo difficile prevedere l’esito. Quattro partiti, infatti, sono praticamente alla pari, il che rende l’elezione particolarmente incerta. La coalizione di destra, che includeva il Pvv, i liberali del Vvd, il Nuovo Contratto Sociale (Nsc) e il movimento dei contadini Bbb, si è disgregata a giugno a causa di divisioni interne, in particolare sulla questione migratoria.

Le posizioni dei principali candidati

Geert Wilders, che si definisce “l’unico a difendere l’identità olandese”, ha promesso di “fermare l’immigrazione di massa e la perdita della nostra cultura”. Tuttavia, le sue possibilità di tornare al governo sembrano scarse, poiché i principali partiti hanno escluso la possibilità di alleanze con lui, considerandolo inaffidabile e troppo radicale. Al contrario, il centrosinistra, guidato da Frans Timmermans, ex vicepresidente della Commissione europea e leader dell’alleanza GroenLinks-PvdA, sta guadagnando terreno. Timmermans si propone come “una guida sicura dopo mesi di caos”, affermando che la fiducia collettiva nel Paese è ai minimi storici e che è necessario ricostruirla.

Anche i centristi di D66, sotto la guida di Rob Jetten, e i cristiano-democratici del Cda, guidati da Henri Bontenbal, stanno emergendo nel dibattito politico, proponendo politiche moderate e una maggiore integrazione europea.

Le problematiche in discussione

La campagna elettorale è stata segnata da episodi controversi, tra cui le scuse di Wilders per la diffusione di immagini diffamatorie riguardanti Timmermans, generate da intelligenza artificiale e condivise da due membri del suo partito. Negli ultimi giorni, ci sono state anche proteste contro l’accoglienza dei richiedenti asilo, che hanno portato a scontri in diverse città. Le questioni principali sul tavolo rimangono la crisi abitativa, il caro vita e la sostenibilità del sistema sanitario. La questione migratoria, che aveva dominato il dibattito nel 2023, ha perso rilevanza in questa tornata elettorale.

Sul piano internazionale, i partiti moderati propongono un aumento della spesa per la difesa fino al 3,5% del Pil, con l’obiettivo di rafforzare l’integrazione militare europea.

Un’elezione incerta e le sue conseguenze

Con 27 partiti in corsa e una scena politica sempre più frammentata, nessuno sembra in grado di raggiungere la maggioranza assoluta dei 76 seggi necessari per formare un governo. Come già avvenuto in passato, la formazione di un nuovo esecutivo potrebbe richiedere mesi di trattative, come dimostrano i 223 giorni necessari per il precedente governo. Wilders ha avvertito che “la democrazia sarà morta se vincerò ma non potrò governare”. La posta in gioco per l’Olanda e per l’Unione Europea è alta: la necessità di un partner stabile e affidabile dopo due anni di turbolenze politiche è cruciale per il futuro del Paese.

×