Il 28 ottobre 2025, Pierluigi Toniutto, responsabile dell’Unità di Epatologia e trapianto di fegato presso l’Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine, ha rilasciato dichiarazioni significative riguardo all’importanza dell’immunoterapia nel trattamento dell’epatocarcinoma. Durante un evento dedicato alla sensibilizzazione sui tumori del fegato, Toniutto ha sottolineato come questa terapia possa non solo migliorare le possibilità di trattamento per i pazienti, ma anche aumentare le chance di trapianto.
Rete epatologica regionale in Friuli Venezia Giulia
In Friuli Venezia Giulia è attiva una rete epatologica regionale che ha come obiettivo fondamentale l’identificazione di tutti i centri ambulatoriali e ospedalieri che si occupano di patologie epatiche. Questa rete si propone di condividere percorsi di referral per i pazienti affetti da malattie del fegato, indirizzandoli verso strutture che possano gestire la loro condizione in base alla complessità del caso. Toniutto ha evidenziato come l’epatocarcinoma, una forma di cancro che si sviluppa frequentemente su fegati cirrotici, possa beneficiare di diverse opzioni terapeutiche, inclusa la possibilità di un trapianto di fegato.
L’esperto ha spiegato che la rete consente una gestione più efficace dei pazienti, facilitando il corretto invio verso le unità di trapianto per coloro che soddisfano i criteri di idoneità. Questo approccio integrato è fondamentale per garantire che i pazienti ricevano le cure più appropriate e tempestive.
Innovazioni nei trattamenti per l’epatocarcinoma
Toniutto ha messo in evidenza l’importanza dell’immunoterapia nel trattamento dell’epatocarcinoma, definendola una vera e propria svolta epocale. Secondo il medico, questa terapia ha modificato radicalmente le prospettive di trattamento per i pazienti, specialmente per quelli in stadio avanzato della malattia. I tassi di risposta ottenuti con l’immunoterapia sono stati sorprendenti e difficilmente immaginabili fino a poco tempo fa.
L’immunoterapia non solo offre nuove possibilità per i pazienti già in fase avanzata, ma permette anche di trattare quelli in stadio intermedio. Toniutto ha spiegato che l’obiettivo è quello di raggiungere una conversion therapy, ovvero la capacità di trasformare un paziente inizialmente non idoneo al trapianto in uno che soddisfi i criteri per la procedura. La sua esperienza indica che circa il 20% dei pazienti riesce a raggiungere questo traguardo, offrendo loro una possibilità concreta di cura definitiva per l’epatocarcinoma.
Collaborazione e sviluppo di percorsi terapeutici
Il dottor Toniutto ha anche accennato alla creazione di un Pdta (Percorso diagnostico terapeutico assistenziale) regionale, che sarà sviluppato per garantire una gestione ottimale dei pazienti. Questo piano prevede criteri condivisi per l’invio dei pazienti ai centri di trapianto, assicurando che ogni individuo riceva l’assistenza più adeguata in base alla propria condizione clinica.
La sua unità, che si occupa di trapianti di fegato, ha già avviato collaborazioni con altri centri per migliorare l’efficacia dei trattamenti e dei percorsi di cura. La sinergia tra le diverse strutture sanitarie della regione rappresenta un passo importante verso un approccio più integrato e coordinato nella lotta contro le malattie epatiche.
La situazione attuale in Friuli Venezia Giulia segna un passo avanti significativo nella gestione delle patologie epatiche, grazie all’impegno dei professionisti e alla creazione di reti efficaci per il trattamento e il supporto dei pazienti.
