Israele termina lo stato d’emergenza: famiglie ostaggi chiedono il ritorno delle salme

Franco Fogli

Ottobre 27, 2025

Il 27 ottobre 2025, il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha comunicato la cessazione dello stato di emergenza che era stato imposto nel sud di Israele a seguito dell’attacco di Hamas avvenuto il 7 ottobre 2023. Questa decisione segna un cambiamento significativo nella sicurezza del Paese, poiché per la prima volta dopo oltre due anni non ci sarà alcuna “situazione speciale” attiva. Katz ha sottolineato che questa scelta è il risultato delle azioni decisive delle forze armate israeliane contro Hamas, che hanno contribuito a stabilizzare la situazione nel sud di Israele.

Israele e la posizione sulle truppe turche

Nel contesto delle tensioni regionali, il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar, ha dichiarato in una conferenza stampa tenutasi a Budapest che Israele non accetterà la presenza di truppe turche nella Striscia di Gaza. Sa’ar ha evidenziato come i Paesi che desiderano inviare forze armate debbano mostrare imparzialità nei confronti di Israele. Le relazioni tra Israele e Turchia si sono deteriorate in modo significativo durante il conflitto a Gaza, con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che ha criticato aspramente l’operazione militare israeliana, accostandola a pratiche naziste e denunciando genocidio.

Il ministro israeliano ha affermato che l’approccio ostile della Turchia, guidata da Erdogan, ha portato a dichiarazioni e misure diplomatiche avverse nei confronti di Israele. Sa’ar ha ribadito che non è ragionevole consentire l’ingresso delle forze turche nella Striscia di Gaza, una posizione che è stata comunicata anche agli Stati Uniti.

Le famiglie degli ostaggi e il piano di cessate il fuoco

Le famiglie degli ostaggi israeliani, i cui corpi sono ancora in possesso di Hamas, hanno fatto appello agli Stati Uniti e al governo di Benjamin Netanyahu affinché non si proceda con la seconda fase del piano sul cessate il fuoco fino a quando non sarà garantito il ritorno delle salme. Le famiglie, attraverso una lettera dell’Hostages and Missing Families Forum, hanno sottolineato che Hamas è a conoscenza della posizione di ogni ostaggio e hanno espresso preoccupazione per il ritardo nel ritorno di 13 prigionieri.

Il forum ha esortato le autorità israeliane e i mediatori internazionali a non proseguire con la fase successiva dell’accordo finché tutti gli ostaggi non saranno stati restituiti. Questa richiesta evidenzia la tensione emotiva e la pressione che le famiglie stanno vivendo in un contesto già difficile.

Hamas e la situazione politica palestinese

Nel frattempo, Hamas ha denunciato i cambiamenti unilaterali nel sistema politico palestinese attuati dalla leadership dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) senza un consenso nazionale. Le dichiarazioni sono arrivate dopo che il presidente Mahmud Abbas ha annunciato un processo di successione per garantire la continuità del potere in caso di vacanza della presidenza, affidando temporaneamente il ruolo al suo vice, Husein al Sheij.

Hamas ha criticato tali cambiamenti, ritenendoli in violazione della Legge Fondamentale e privi di un consenso ampio. Il portavoce di Hamas, Hazem Qasem, ha affermato che il movimento continuerà a lavorare per riformare il sistema politico palestinese attraverso un consenso nazionale, sottolineando l’importanza di una vera unità palestinese per affrontare le sfide attuali.

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