Al meeting della Società Italiana di Neurologia, tenutosi a Padova il 27 ottobre 2025, è stato presentato un documento cruciale che delinea i criteri e i percorsi per l’introduzione delle terapie innovative nella lotta contro la malattia di Alzheimer. Questo incontro ha visto la partecipazione di esperti del settore, i quali hanno discusso l’importanza di un approccio multidisciplinare per affrontare una patologia che colpisce milioni di persone a livello globale.
Il contesto delle nuove terapie per l’alzheimer
I recenti sviluppi nel campo delle terapie per la malattia di Alzheimer, in particolare l’introduzione di farmaci come lecanemab e donanemab, segnano un’importante svolta nella gestione di questa condizione. Questi farmaci, tuttavia, non saranno disponibili per tutti i pazienti, ma solo per quelli che soddisfano criteri specifici. La Società Italiana di Neurologia ha quindi promosso la creazione dell’Epa – Expert Panel on Alzheimer’s Disease, un documento che stabilisce standard e linee guida per l’applicazione di queste terapie all’interno del Servizio Sanitario Nazionale.
L’Epa è frutto di una collaborazione tra la Società Italiana di Neurologia e diverse altre società scientifiche, tra cui la Società Italiana di Medicina Nucleare e la Società Italiana di Radiologia Medica. Questi esperti hanno lavorato insieme per definire un linguaggio comune e un percorso condiviso per la gestione della malattia di Alzheimer. Alessandro Padovani, presidente uscente della Sin, ha sottolineato l’importanza di unire le competenze per garantire un accesso equo alle nuove terapie in tutto il territorio nazionale.
Criteri di selezione e diagnosi precoce
Il documento dell’Epa affronta in modo dettagliato i criteri per la selezione dei pazienti, evidenziando che i candidati ideali sono coloro che presentano un decadimento cognitivo o una demenza di grado lieve causata dalla malattia di Alzheimer. È fondamentale che i neurologi chiariscano che queste terapie non sono adatte a tutti i pazienti o a tutti gli stadi della malattia. Una parte significativa del documento è dedicata alla diagnosi precoce, con l’obiettivo di semplificare il percorso diagnostico e ridurre la necessità di esami invasivi o costosi.
Inoltre, l’Epa promuove l’uso di biomarcatori plasmatici come alternativa ai marcatori liquorali e alle indagini PET, per garantire una maggiore accessibilità diagnostica in tutte le regioni italiane. La validazione dei parametri biochimici e la standardizzazione dei protocolli sono attualmente in corso, in collaborazione con la Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica.
Accesso equo e monitoraggio dei pazienti
Un altro aspetto cruciale del documento è l’attenzione all’equità di accesso alle terapie e il rafforzamento della rete dei Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze (Cdcd). Questi centri giocheranno un ruolo fondamentale nella selezione e nel monitoraggio dei pazienti, assicurando che il trattamento sia uniforme su tutto il territorio nazionale. Il documento stabilisce anche i criteri clinici per identificare le persone fragili o complesse, che potrebbero non essere i candidati ideali per i nuovi trattamenti.
Le società scientifiche coinvolte stanno lavorando a documenti attuativi che definiranno in dettaglio i protocolli diagnostici e terapeutici necessari per integrare queste nuove terapie. Padovani ha affermato che il progetto mira a costruire un sistema sanitario pronto ed efficiente per la gestione dell’Alzheimer, con l’obiettivo di intercettare precocemente i pazienti che possono trarre beneficio da queste innovazioni terapeutiche.
L’iniziativa non si limita ai neurologi e ai geriatri, ma coinvolge anche infermieri, psicologi e neuropsicologi, evidenziando l’importanza di un approccio integrato nella cura della malattia di Alzheimer. Con questo documento, la Società Italiana di Neurologia si propone di avviare un cambiamento significativo nella gestione di questa complessa patologia.
