Il 23 ottobre 2025, a Milano, si è tenuto un importante evento dedicato alla presentazione delle nuove stime riguardanti le mutilazioni genitali femminili (Mgf) in Italia. L’incontro si è svolto nella Sala Consiglio della Città metropolitana, a Palazzo Isimbardi, grazie alla collaborazione tra l’Università Bicocca e l’Università di Bologna, insieme a Amref Health Africa. Questo studio ha rivelato che nel nostro Paese sono circa 88.500 le donne che hanno subito tali pratiche, segnando un incremento dell’1% rispetto ai dati del 2019.
Le nuove stime sulle mutilazioni genitali femminili in Italia
La ricerca condotta dagli atenei milanesi ha evidenziato un dato allarmante: circa 88.500 donne di età superiore ai 15 anni vivono in Italia dopo aver subito le Mgf. La maggior parte di queste donne proviene da paesi esteri, con un’incidenza particolarmente alta tra le comunità egiziane, nigeriane ed etiopi. Le ricercatrici Patrizia Farina e Livia Ortensi hanno sottolineato che la prevalenza di queste mutilazioni è più elevata tra le donne over 50, mentre diminuisce con l’età . Inoltre, il numero di bambine sotto i 15 anni a rischio di subire questa pratica è stimato in 16.000.
Le Mgf, considerate una grave violazione dei diritti umani, colpiscono globalmente almeno 230 milioni di donne. Le esperte hanno notato che in alcuni paesi la situazione sta migliorando, con una riduzione della pratica tra le giovani rispetto alle generazioni precedenti. Questi dati sono stati presentati nel contesto del Progetto Dora, che mira a sensibilizzare e informare sulla problematica delle mutilazioni genitali.
Il ruolo delle istituzioni e delle associazioni
Durante l’evento, sono intervenute diverse autorità locali per discutere l’importanza di un approccio coordinato nella lotta contro le Mgf. Diana De Marchi, consigliera delegata alle Politiche sociali della Città metropolitana di Milano, ha evidenziato la necessità di strategie concrete per affrontare questa pratica violenta. Ha sottolineato che è fondamentale non solo sensibilizzare l’opinione pubblica, ma anche sostenere le realtà associative impegnate nella lotta contro le mutilazioni genitali.
Elena Buscemi, presidente del Consiglio comunale, ha aggiunto che si tratta di un tema ancora troppo poco discusso, che coinvolge molte famiglie e viene affrontato con silenzio e sottomissione. Ha ribadito l’importanza di un dialogo attivo tra istituzioni e associazioni per supportare le donne che hanno subito queste violazioni.
Maria Carmela Rozza, consigliera regionale della Lombardia, ha espresso gratitudine verso le associazioni che operano in questo ambito, riconoscendo il valore del lavoro svolto per promuovere cambiamenti sociali e culturali. Le istituzioni, ha affermato, devono continuare a sostenere queste iniziative.
Il coinvolgimento delle nuove generazioni
Un aspetto centrale dell’evento è stato il coinvolgimento delle nuove generazioni, rappresentate da giovani partecipanti al progetto Y-Act, che mira a prevenire e contrastare le Mgf in Italia. Tra i presenti, Rowida Ibrahim, Khalaf Alla Ghaleb Abdelaziz, Shahd Newir e Sara El Nagar hanno condiviso le loro esperienze, sottolineando l’importanza di dare voce a chi ha subito queste pratiche.
Esraa Newir ha affermato che è fondamentale riconoscere che le Mgf non riguardano solo paesi lontani, ma sono una realtà anche nelle comunità locali. Molte ragazze che hanno partecipato al progetto Y-Act hanno finalmente trovato il coraggio di raccontare le proprie esperienze, trasformando il dolore in potere attraverso il dialogo e l’accoglienza.
Infine, Giancarlo Santone, direttore del centro SaMiFo della Asl Roma1, ha parlato delle buone pratiche implementate nella Regione Lazio per assistere i richiedenti asilo e le vittime di violenza. Ha menzionato l’importanza di strumenti come il “passaporto della salute”, un documento multilingue ideato per prevenire le mutilazioni genitali femminili, evidenziando che un prossimo evento a Roma, previsto per l’8 novembre, continuerà a trattare questa tematica cruciale.
