La parola ‘sovrappeso’ genera dibattito: linguaggio neutro o stigma sociale?

Lorenzo Di Bari

Ottobre 23, 2025

Il recente scambio di opinioni tra il giornalista Paolo Mieli e la candidata di Alleanza Verdi e Sinistra in Campania, Souzan Fatayer, ha sollevato un acceso dibattito sul linguaggio utilizzato nel contesto politico e sociale. Durante una trasmissione di Radio24, Mieli ha descritto Fatayer come “in leggerissimo sovrappeso”, una frase che ha riacceso le polemiche sul tema del body shaming, un fenomeno sempre più riconosciuto come una problematica sociale di rilevanza.

Il contesto del body shaming

Il 23 ottobre 2025, il tema del body shaming è tornato al centro dell’attenzione pubblica. In un’epoca in cui l’immagine corporea è frequentemente oggetto di critiche e giudizi, l’uso di termini che possono risultare offensivi ha sollevato interrogativi sulla responsabilità dei media e dei personaggi pubblici. La recente approvazione alla Camera di una proposta di legge per istituire una Giornata nazionale contro la denigrazione dell’aspetto fisico delle persone evidenzia l’urgenza di affrontare questo problema. Le parole hanno un peso significativo e, come sottolineato dal nuovo Dizionario dell’italiano Treccani 100, è fondamentale prestare attenzione al linguaggio utilizzato, specialmente in contesti pubblici.

L’analisi del dizionario Treccani

I curatori del Dizionario Treccani 100, Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, hanno incluso nel vocabolario anche termini che possono risultare offensivi, segnalando però la loro connotazione negativa. Nonostante ciò, “sovrappeso” non è stato catalogato come un termine offensivo in sé, a differenza di altre espressioni che hanno una chiara valenza denigratoria. Mieli, dopo le critiche ricevute, ha chiesto scusa per la sua affermazione, dimostrando una certa sensibilità verso il tema.

Tra le parole che il dizionario considera offensive si trovano espressioni come “balena”, utilizzata in modo spregiativo per riferirsi a una persona in sovrappeso, e altri termini come “cicciona” e “lardosa”, che hanno una connotazione negativa. Tali espressioni sono frequentemente utilizzate nel linguaggio colloquiale per denigrare il peso corporeo di una persona, contribuendo a perpetuare stereotipi dannosi e a creare un ambiente sociale ostile.

Alternative linguistiche più rispettose

Quando si tratta di descrivere una persona con un eccesso di peso, è preferibile optare per termini più neutri e rispettosi. Espressioni come “sovrappeso” o “corpulenta” offrono una rappresentazione più obiettiva e meno carica di giudizi. Queste scelte linguistiche possono contribuire a creare un dialogo più costruttivo e inclusivo, evitando di ferire la sensibilità delle persone e promuovendo un clima di rispetto reciproco.

La questione sollevata da Mieli e Fatayer mette in luce la necessità di un’attenta riflessione su come il linguaggio possa influenzare le percezioni sociali e il benessere individuale. In un’epoca in cui il rispetto per la diversità e l’inclusione sono valori fondamentali, la responsabilità di chi comunica è cruciale per costruire una società più equa e consapevole.

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