Occhio bionico per combattere la cecità senile: l’84% recupera la lettura con microchip e occhiali smart

Franco Fogli

Ottobre 21, 2025

Un innovativo dispositivo hi-tech, progettato per contrastare la cecità causata dalla **degenerazione maculare secca** legata all’età, ha recentemente completato con successo un **trial clinico** su pazienti over 60. Questo studio ha coinvolto 38 partecipanti in 17 ospedali distribuiti in cinque Paesi europei, tra cui l’**Italia**, e i risultati sono stati pubblicati nel ‘**New England Journal of Medicine**’ (**Nejm**). Il dispositivo, denominato Prima, è stato sviluppato da un team di esperti della **Stanford Medicine** e consiste in un **chip wireless** di dimensioni ridotte, che viene impiantato nella parte posteriore dell’occhio. Questo chip è abbinato a **occhiali smart** dotati di una **microcamera**, capace di catturare immagini e proiettarle in tempo reale sul chip tramite **luce infrarossa**. Il chip converte queste immagini in **stimolazioni elettriche**, sostituendo i **fotorecettori naturali** danneggiati dalla malattia.

La sperimentazione del dispositivo

La **protesi retinica** Prima ha dimostrato di poter ripristinare la **vista** in un’ampia percentuale di pazienti. Durante il trial, l’**84%** dei partecipanti è riuscito a leggere **lettere**, **numeri** e **parole**, recuperando parzialmente la capacità visiva compromessa da condizioni come l’**atrofia geografica**, una forma avanzata di **degenerazione maculare senile**. Questo disturbo colpisce oltre **5 milioni** di persone nel mondo ed è la principale causa di **cecità irreversibile** tra gli anziani. Lo studio è stato co-diretto da **José-Alain Sahel**, direttore del **Upmc Vision Institute**, **Daniel Palanker** della **Stanford University** e **Frank Holz** dell’università di **Bonn**. La ricerca ha richiesto anni di sviluppo e sperimentazione, culminando in risultati significativi per i pazienti, che hanno mostrato **miglioramenti clinicamente rilevanti** nell’acuità visiva.

Risultati e impatto sui pazienti

I risultati del trial clinico sono stati molto promettenti. Dei **32 pazienti** che hanno completato un follow-up di **12 mesi**, l’**81%** ha riportato **miglioramenti significativi** nella capacità di lettura. In media, i partecipanti sono riusciti a leggere **5 righe** di una **tabella visiva**, un traguardo notevole considerando che molti di loro non riuscivano a vedere nemmeno la tabella prima dell’intervento. Grazie a funzionalità come lo **zoom** e un **contrasto migliorato**, il dispositivo ha reso possibile una lettura più agevole, consentendo ai pazienti di utilizzare la **protesi visiva** anche a casa. **Palanker**, uno dei principali ricercatori, ha sottolineato l’importanza di questo progresso, affermando che si tratta di un passo fondamentale nella storia della **visione artificiale**.

Funzionamento del dispositivo Prima

Il funzionamento del dispositivo Prima è stato progettato per essere il più **intuitivo** possibile. Un mese dopo l’impianto, il chip viene attivato e la **videocamera** integrata negli occhiali proietta le immagini direttamente sul chip. Gli **algoritmi di intelligenza artificiale**, che operano tramite un **computer portatile** fissato alla cintura del paziente, elaborano queste informazioni e le traducono in **segnali elettrici**. Questi segnali vengono poi trasmessi al **cervello**, dove vengono interpretati come **visione**. Ogni paziente partecipa a un programma di **riabilitazione intensiva** per apprendere come interpretare i segnali e migliorare la propria capacità di lettura.

Procedura e approvazione del dispositivo

La procedura per l’impianto del dispositivo prevede una **vitrectomia**, durante la quale il corpo vitreo dell’occhio viene rimosso per inserire il **microchip**. Il trial, denominato PRIMAvera, si è svolto in **Italia**, **Francia**, **Germania**, **Olanda** e **Regno Unito**. Nel **2020**, il **Upmc** è stato il primo centro statunitense a impiantare il dispositivo, sotto la direzione del professor **Joseph Martel**. Sulla base dei risultati ottenuti, la **Science Corporation**, produttrice del dispositivo, ha presentato domanda per l’autorizzazione all’uso clinico in **Europa** e negli **Stati Uniti**.

Sheila Irvine, una paziente coinvolta nello studio, ha condiviso la sua esperienza, descrivendo come, prima dell’impianto, la sua visione fosse limitata a “due dischi neri”. Ora, grazie al dispositivo, sta recuperando la capacità di leggere e interagire con il mondo che la circonda, esprimendo **ottimismo** per il futuro.

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