Dopo un’estate segnata da importanti accordi commerciali e un incremento dei dazi imposti dagli Stati Uniti, l’economia globale si dimostra sorprendentemente resiliente. Secondo le previsioni di Coface, il 21 ottobre 2025, la crescita mondiale è stimata in un incremento del 2,6% per l’anno corrente, con una leggera revisione al rialzo, e del 2,4% per il 2026. Questa analisi è stata presentata da Ernesto De Martinis, CEO della Regione Mediterraneo e Africa di Coface, durante una conferenza stampa.
Situazione economica globale
Negli Stati Uniti, il tasso medio dei dazi ha raggiunto il 18%, un valore significativamente superiore al 2,5% registrato durante l’amministrazione Biden. Questo incremento è stato accompagnato da un picco del 36% subito dopo il Liberation Day. Nonostante ciò, le aziende americane hanno dimostrato una notevole capacità di adattamento, riorientando le loro strategie e assorbendo gli shock economici. Tuttavia, si iniziano a notare segnali di rallentamento nell’attività economica, nell’occupazione e nell’inflazione, segnalando l’impatto delle politiche commerciali sulla macroeconomia. La domanda interna continua a sostenere l’economia statunitense, mentre la Cina è attesa a un ulteriore rallentamento e l’Area euro rimane stagnante, a eccezione di un atteso rimbalzo in Germania.
Inflazione e politica monetaria
Le pressioni inflazionistiche rimangono contenute in un contesto di rallentamento globale e riduzione dei prezzi delle materie prime. Tuttavia, l’andamento dell’inflazione negli Stati Uniti è incerto, con previsioni che la indicano attorno al 4% entro la fine del 2025 e l’inizio del 2026. A settembre, la Federal Reserve ha iniziato un ciclo di riduzione dei tassi, mentre la Banca Centrale Europea ha probabilmente concluso il suo, mantenendo il tasso sui depositi al 2%. A livello regionale, l’India ha registrato una crescita notevole del 7,6% nel primo semestre, mentre la Polonia ha mantenuto una solida dinamica con un incremento del 3,4%. L’Africa, infine, ha visto migliorare le sue prospettive, con una crescita prevista del 4,1% nel 2025.
Insolvenze aziendali e rischi geopolitici
Nel 2025, il numero di insolvenze aziendali è destinato ad aumentare ulteriormente. L’indice globale delle economie avanzate prevede una crescita del 4% rispetto al 2024, con incrementi significativi in Europa (+11%) e Asia-Pacifico (+12%), mentre il Nord America si mantiene stabile. Si prevede che la riduzione dei tassi di interesse e un allentamento delle condizioni di accesso al credito possano fornire un sollievo nel 2026, ma il trend attuale evidenzia la fragilità delle imprese, che si trovano ad affrontare costi elevati e una domanda incerta. L’indice di rischio sociale e politico di Coface ha raggiunto un record storico del 41,1%, superando il picco registrato durante la pandemia. Le tensioni politiche continuano a essere un fattore chiave, con conflitti in corso e una crescente instabilità in diverse regioni, in particolare in Africa, Pakistan e Libano.
Prospettive per il Consiglio di cooperazione del Golfo
Il Consiglio di cooperazione del Golfo (GCC) si conferma come una delle aree più dinamiche, grazie a una rapida diversificazione economica. Il settore non petrolifero rappresenta quasi il 70% del PIL a fine 2024, con una crescita prevista del 3,8% nel 2025 e del 4% nel 2026. Questa crescita è sostenuta dalla domanda interna e da importanti interventi pubblici, come il progetto Vision 2030 in Arabia Saudita. Gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita stanno attirando flussi record di investimenti diretti esteri, rispettivamente di 46 e 32 miliardi di dollari nel 2024, rafforzando la loro integrazione nelle catene del valore globali. Tuttavia, la dipendenza dagli idrocarburi rimane un fattore critico, poiché un calo prolungato dei prezzi del petrolio potrebbe compromettere i bilanci e ritardare la realizzazione di progetti significativi.
Ernesto De Martinis ha sottolineato che i risultati della Risk Review di ottobre evidenziano come la resilienza dell’economia globale si accompagni a una crescente complessità dei rischi. Le aziende devono affrontare non solo le conseguenze economiche delle politiche commerciali, ma anche l’instabilità politica e sociale che caratterizza molti Paesi. La capacità di anticipare i segnali di vulnerabilità e di adottare strategie di mitigazione rapide diventa cruciale per mantenere la competitività e garantire la continuità operativa.