Il 19 ottobre 2025, il Consiglio dei Ministri italiano ha approvato una manovra che prevede significativi tagli al Fondo Unico per il Cinema e l’Audiovisivo. In particolare, si stima una riduzione di 190 milioni di euro per il 2026 e di 240 milioni di euro per il 2027. Questa decisione, contenuta nella bozza della legge di Bilancio, è attesa in discussione presso il Parlamento nei prossimi giorni.
Modifiche al fondo per il cinema
Attualmente, il fondo per il cinema è stabilito dalla legge del 14 novembre 2016 con un importo non inferiore a 700 milioni di euro annui. Con la nuova manovra, tale cifra sarà drasticamente ridotta a 510 milioni di euro per il 2026 e a 460 milioni di euro a partire dal 2027. Questo cambiamento rappresenta un colpo duro per l’industria cinematografica italiana, che già affronta sfide significative.
Le reazioni a questa decisione non si sono fatte attendere. La deputata e capogruppo del Partito Democratico in Commissione Cultura, Irene Manzi, ha espresso preoccupazione per le implicazioni di tali tagli. Secondo Manzi, il governo guidato da Giorgia Meloni sta portando avanti una strategia ben definita per indebolire il settore culturale, colpendo in modo particolare il cinema e l’audiovisivo. La parlamentare ha sottolineato che il taglio del 30% nel primo anno e fino al 35% negli anni successivi rappresenta una minaccia concreta per la produzione e distribuzione cinematografica.
Impatto sui professionisti del settore
Inevitabilmente, questi tagli avranno un impatto diretto su autori, produttori, maestranze e esercenti. Manzi ha dichiarato che mentre il ministro della Cultura, Giuli, sembra concentrarsi su questioni tecniche come “algoritmi” e “intelligenza artificiale”, la realtà è che a pagare il prezzo di queste decisioni politiche sono i professionisti del settore. La deputata ha affermato che si tratta di una scelta deliberata, volta a colpire un settore percepito come “ostile” e indipendente.
In aggiunta ai tagli al fondo principale, ci sono anche riduzioni previste per i fondi destinati alla promozione del cinema nelle scuole, all’ammodernamento delle sale cinematografiche e alla digitalizzazione dell’archivio storico del cinema italiano. Queste misure, secondo Manzi, delineano un quadro preoccupante: un piano sistematico per smantellare il settore cinematografico, privandolo di risorse e prospettive future.
Una visione critica della cultura
I tagli al fondo per il cinema non sono solo una questione di cifre, ma riflettono una visione più ampia della cultura nel contesto politico attuale. Manzi ha concluso affermando che l’atteggiamento del governo nei confronti della cultura è allarmante, trattandola non come una risorsa, ma come un problema. Questo approccio potrebbe avere conseguenze durature sul panorama culturale italiano, ponendo interrogativi su quale direzione stia prendendo il Paese.
La discussione su questi temi è destinata a intensificarsi nei prossimi giorni, mentre il Parlamento si prepara a esaminare la manovra e le sue implicazioni per il futuro del cinema e dell’audiovisivo in Italia.