Louvre: il furto della Gioconda nel 1911 perpetrato da un decoratore italiano

Franco Fogli

Ottobre 19, 2025

Il 22 agosto 1911, Parigi, Francia, diventò il palcoscenico di un evento che avrebbe segnato la storia dell’arte. La Gioconda, l’iconico dipinto di Leonardo da Vinci, scomparve misteriosamente dal Louvre, il museo che custodisce opere d’arte inestimabili. Questo furto, avvenuto in modo sorprendentemente semplice, accese i riflettori su un intrigo che avrebbe catturato l’immaginazione di milioni di persone.

Il furto della Gioconda

A compiere il colpo fu Vincenzo Peruggia, un decoratore italiano che aveva lavorato al Louvre. Con un piano astuto, si nascose all’interno del museo durante la notte, approfittando della chiusura al pubblico del lunedì. Indossando un camice da lavoro, si diresse verso la Sala Carré, dove era esposta la Gioconda. In pochi minuti, staccò il dipinto dalla parete, rimuovendo con cura la cornice e il vetro. Avvolgendo l’opera nel suo cappotto, Peruggia uscì indisturbato da una porta secondaria, senza che nessuno lo notasse.

Per due anni, la Gioconda rimase nascosta, fino a quando Peruggia, spinto da un desiderio patriottico di “restituire” l’opera all’Italia, tentò di venderla a Firenze. Il 4 gennaio 1914, il dipinto tornò alla ribalta in una cerimonia che segnò la fine del furto, rendendolo uno dei più celebri della storia dell’arte.

La scoperta del furto

La mattina del 22 agosto 1911, il furto fu scoperto da due artisti parigini, Louis Béroud e Frédéric Languillerme, che si recarono al Louvre per copiare la Gioconda. Trovando solo un vuoto rettangolo sulla parete, scattarono immediatamente gli allarmi. La sicurezza del museo fu attivata e, in poche ore, il Louvre si trasformò in un centro di indagini. La polizia rinvenne la cornice e il vetro abbandonati, e la porta forzata suggerì che il ladro fosse un operaio. Peruggia, interrogato, non destò sospetti, avendo già nascosto il dipinto sotto il pavimento di casa sua.

L’opinione pubblica si scatenò, con i giornali che ipotizzavano un complotto internazionale o il coinvolgimento di collezionisti americani. Persino figure celebri come Guillaume Apollinaire e Pablo Picasso furono arrestati per errore, prima di essere scagionati. La Gioconda, intanto, rimaneva a pochi isolati dal Louvre, celata sotto le assi di una stanza umida.

Il piano di Peruggia

Vincenzo Peruggia, nato l’8 ottobre 1881 a Dumenza, in provincia di Varese, aveva una vita segnata da difficoltà. Emigrato a Parigi nel 1907, lavorò nel museo montando vetri protettivi sulle opere. Durante il suo impiego, si avvicinò alla Gioconda, che considerava profondamente italiana, convinto che fosse stata rubata da Napoleone. Decise quindi di restituirla al suo paese d’origine.

Il 20 agosto 1911, Peruggia entrò al Louvre e si nascose per la notte. Il giorno successivo, indossò un camice da lavoro e si diresse verso la Gioconda. Completo il furto, si allontanò indisturbato. Peruggia trascorse due anni da uomo invisibile, temendo per la conservazione del dipinto. Nel 1913, tornò in Italia e progettò di vendere la Gioconda agli Uffizi, sostenendo che dovesse restare in patria.

Il ritorno della Gioconda

Il 29 novembre 1913, Peruggia contattò il collezionista fiorentino Alfredo Geri, offrendogli il dipinto sotto il falso nome di “Léonard V.”. Geri, incredulo, coinvolse Giovanni Poggi, direttore degli Uffizi, e organizzarono un incontro per l’11 dicembre 1913. Durante l’incontro, Peruggia aprì la valigia, rivelando la Gioconda. Poggi riconobbe immediatamente l’opera, e il giorno seguente, il 12 dicembre, Peruggia fu arrestato dai carabinieri.

Il processo si tenne a Firenze il 4 e 5 giugno 1914, attirando l’attenzione della stampa internazionale. Nonostante le accuse, l’opinione pubblica italiana simpatizzò con Peruggia, considerandolo un patriota. La corte, accogliendo le attenuanti, lo condannò a un anno e 15 giorni di reclusione per furto aggravato. In appello, la pena fu ridotta a sette mesi e otto giorni, e Peruggia fu rilasciato.

Dopo una breve esposizione in Italia, la Gioconda tornò ufficialmente in Francia il 4 gennaio 1914, accolto da una cerimonia al Louvre. Da quel momento, il dipinto non fu più solo un’opera d’arte, ma divenne un simbolo di leggenda.

Vincenzo Peruggia, dopo il clamore, tornò nell’anonimato. Partecipò alla Prima Guerra Mondiale, fu catturato dagli austriaci e si sposò nel 1921, cambiando il suo nome in Pietro. Morì il 8 ottobre 1925 a Saint-Maur-des-Fossés, nel giorno del suo 44esimo compleanno. Sua figlia Celestina, nata nel 1924, venne affettuosamente soprannominata “la Giocondina” nel quartiere.

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