Il 19 ottobre 2025, il professor Paolo Ascierto, noto oncologo dell’Università Federico II di Napoli e direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma presso l’Istituto Pascale, ha presentato risultati significativi riguardanti l’immunoterapia per il melanoma. Lo studio, che ha coinvolto 906 pazienti e si è svolto nell’ambito della ricerca multicentrica di Fase III nota come ‘CheckMate 238’, ha rivelato che l’efficacia del trattamento è notevolmente influenzata dal momento della somministrazione, con risultati migliori quando il farmaco viene somministrato al mattino. Questo lavoro è stato esposto durante il congresso annuale dell’European Society for Medical Oncology (ESMO) a Berlino, e i risultati sono stati pubblicati sulla rinomata rivista ‘New England Journal of Medicine’.
Dettagli dello studio
Lo studio ‘CheckMate 238’ rappresenta il follow-up più lungo mai realizzato per un immunoterapico somministrato dopo l’intervento chirurgico per il melanoma. Secondo Ascierto, l’analisi post-hoc suggerisce che la somministrazione dell’immunoterapia prima delle ore 13 potrebbe comportare una maggiore efficacia e tollerabilità. I pazienti sono stati divisi in due gruppi: uno ha ricevuto nivolumab, mentre l’altro ha ricevuto ipilimumab. La durata del follow-up è stata di circa dieci anni.
I risultati indicano che il nivolumab, un inibitore di PD-1, ha mostrato un’efficacia superiore rispetto all’ipilimumab. In particolare, il tasso di sopravvivenza libera da recidiva a 10 anni è stato del 44% per i pazienti trattati con nivolumab, rispetto al 37% per coloro che hanno ricevuto ipilimumab. Anche i tassi di sopravvivenza libera da metastasi a distanza sono stati più favorevoli per il gruppo trattato con nivolumab, con un 54% rispetto al 48% del gruppo ipilimumab. Le differenze nei tassi di sopravvivenza globale a 10 anni sono state più contenute, con il nivolumab al 69% e l’ipilimumab al 65%.
Risultati sorprendenti sulla somministrazione mattutina
Un’analisi separata ha rivelato che i pazienti a cui l’immunoterapia è stata somministrata al mattino, prima delle ore 13, hanno mostrato un tasso di sopravvivenza libera da recidiva a 10 anni del 44%, in contrasto con il 38% per quelli trattati nel pomeriggio. Questo trend è stato ulteriormente accentuato nel gruppo che ha ricevuto solo ipilimumab, con un 43% di sopravvivenza libera da recidiva al mattino contro il 34% al pomeriggio. Ascierto ha sottolineato che i dati indicano anche una maggiore incidenza di eventi avversi legati al trattamento quando somministrato nel pomeriggio rispetto alla somministrazione mattutina per entrambi i farmaci.
L’emergere di queste informazioni suggerisce che il ritmo circadiano potrebbe avere un impatto rilevante sull’efficacia e sulla tollerabilità dell’immunoterapia, un aspetto che potrebbe aprire nuove vie di ricerca nel trattamento del melanoma. La comunità scientifica attende ulteriori approfondimenti su questo tema, che potrebbe rivoluzionare le pratiche terapeutiche attuali.
