Mostro di Firenze: l’avvocato delle vittime sostiene la serie Netflix come una ricostruzione veritiera

Franco Fogli

Ottobre 18, 2025

Il legale Vieri Adriani ha espresso il suo apprezzamento per “Il Mostro“, la nuova serie Netflix, sottolineando l’importanza di un racconto autentico e profondo, lontano da documentari superficiali. La trama si sviluppa attorno a un evento che ha segnato la storia criminale italiana: la notte del 21 agosto 1968, quando due corpi furono trovati in un’auto, un’Alfa Romeo Giulietta bianca, ferma accanto a un fosso nei pressi del cimitero di Signa, Firenze. Un bambino, Natalino Mele, si trovava sul sedile posteriore e oggi, a 63 anni, porta il peso di quella notte tragica, essendo l’unico testimone del primo duplice omicidio attribuito, solo successivamente, al “Mostro di Firenze“.

La serie e la sua anteprima

La serie, diretta dal regista Stefano Sollima e in uscita il 22 ottobre 2025, è stata presentata in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia. A differenza di altre rappresentazioni, “Il Mostro” si propone di esplorare il primo omicidio dimenticato, offrendo una prospettiva unica attraverso gli occhi di Natalino, il sopravvissuto. La miniserie si compone di quattro episodi che raccontano l’inizio di una storia che ha segnato l’Italia.

Il supporto legale e le dichiarazioni

A supporto del progetto, l’avvocato Vieri Adriani, noto per il suo impegno legale per oltre trent’anni e rappresentante dei familiari delle vittime assassinati a Scopeti nel 1985, ha dichiarato: “Ho avuto modo di vedere in anteprima solo il primo episodio della serie ‘Il Mostro‘ di Sollima, e lo trovo particolarmente stimolante dopo anni di ‘documentari’ che spesso non sono stati sufficientemente documentati”.

La narrazione e il contesto storico

La narrazione della serie si immerge nell’Italia rurale degli anni Sessanta, evidenziando un contesto di patriarcato, gelosie e silenzi. La storia dell’omicidio di Barbara Locci e Antonio Lo Bianco, due amanti assassinati, è raccontata con cruda verità. Natalino, il figlio di Barbara, si ritrova solo e spaventato, vagando nella notte fino a cercare aiuto.

I ricordi di Natalino

Oggi, Natalino ricorda quegli eventi traumatici: “Mi svegliarono gli spari. Vidi la mamma morta”. La sua vita è stata segnata da abbandoni e ricerche della propria identità, scoperta solo nel 2025. In un colpo di scena, si è rivelato che non era il figlio di Stefano Mele, condannato per il crimine, ma di Giovanni Vinci, un altro amante di sua madre, legato a un caso che ha coinvolto anche altri sospettati.

Il lavoro del regista

Il regista Sollima affronta la questione con serietà, esaminando documenti e testimonianze per raccontare una vicenda che ha scosso l’Italia per quasi due decenni, con sedici vittime tra il 1968 e il 1985. L’indagine ha visto mutilazioni e lettere anonime, complicando ulteriormente il lavoro degli investigatori. Tra questi, l’ex magistrato Silvia Della Monica ha identificato per prima il legame tra il killer degli anni ’80 e il crimine del 1968, ricevendo anche una busta contenente resti della vittima francese.

Commenti e aspetti della serie

Vieri Adriani, coautore del libro “Delitto degli Scopeti. Giustizia mancata“, ha commentato che non ci si può aspettare una ricostruzione processuale pedissequa dalla serie. Ha elogiato la cura dei dettagli nella narrazione storica, la scrittura dei dialoghi e la scelta di un punto di vista plurale, che permette interpretazioni diverse. La serie si concentra sull’aspetto umano e psicologico dei personaggi, offrendo uno spaccato di una società complessa e segnata dal dolore.

Il cast e le incertezze

Il cast è composto da attori sardi e volti poco conosciuti, scelti per conferire autenticità alla storia. La serie non promette certezze, ma si addentra nelle ombre e negli errori investigativi, lasciando aperte molte domande. La pista sarda, i Vinci e la pistola Beretta calibro 22 mai ritrovata rimangono enigmi in un caso che continua a suscitare interesse e mistero.

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