Israele modifica il nome dell’operazione a Gaza; Hamas restituisce un altro ostaggio

Lorenzo Di Bari

Ottobre 18, 2025

Israele si prepara a un cambiamento significativo nel contesto del conflitto con Hamas. Domenica 7 dicembre 2025, il governo israeliano procederà con il voto per modificare ufficialmente il nome dell’operazione militare contro Hamas, l’Iran e i suoi alleati, passando da “Spade di Ferro” a “Guerra di Rinascita”. Questa decisione è stata comunicata dal Times of Israel, che ha sottolineato come il primo ministro Benjamin Netanyahu avesse già proposto un anno fa il nuovo titolo dell’operazione.

Durante una riunione di gabinetto per commemorare il primo anniversario del conflitto, Netanyahu ha dichiarato che “questa guerra è per la nostra esistenza – la ‘Guerra di Rinascita’”. Questo cambiamento di nomenclatura riflette un tentativo di ridefinire l’operazione in un contesto più ampio, sottolineando la necessità di affrontare le minacce alla sicurezza di Israele.

Hamas consegna il corpo di un ostaggio

Nel frattempo, a Khan Younis, Hamas ha trasferito il corpo di un altro ostaggio alla Croce Rossa, che a sua volta lo ha consegnato alle Forze di Difesa Israeliane (IDF) nella Striscia di Gaza. Questa informazione è stata confermata dall’ufficio del primo ministro israeliano, secondo quanto riportato da ‘The Times of Israel’. Le IDF si preparano a ispezionare la bara prima di avvolgerla in una bandiera israeliana e di tenere una cerimonia breve guidata da un rabbino militare. I resti saranno poi trasferiti all’istituto forense Abu Kabir di Tel Aviv per l’identificazione e la conferma dell’identità dell’ostaggio deceduto.

Hamas ha comunicato nel pomeriggio di venerdì di aver recuperato il corpo di un altro ostaggio. In un colloquio avvenuto oggi, Netanyahu ha sollecitato il presidente americano Donald Trump affinché gli Stati Uniti e altri mediatori esercitino pressioni su Hamas per restituire i corpi degli ultimi ostaggi rimasti nella Striscia di Gaza. Axios ha riportato che Netanyahu ha accusato Hamas di mentire riguardo alla situazione degli ostaggi e della loro localizzazione. Un funzionario israeliano ha fatto sapere che Trump ha confermato di essere al corrente del problema e di essere attivamente impegnato nella sua risoluzione.

Netanyahu: “Hamas sarà disarmato, senza se e senza ma”

L’ufficio del primo ministro israeliano ha dichiarato con fermezza che “Hamas sarà disarmato, senza se e senza ma”. Questa affermazione è stata una risposta alle recenti dichiarazioni del dirigente di Hamas, Mohammed Nazzal, che aveva evitato di chiarire se il movimento palestinese fosse disposto a rinunciare alle armi. Il comunicato dell’ufficio ha sottolineato che Hamas deve attenersi al piano in 20 punti proposto da Trump, avvertendo che “il tempo sta per scadere”. Il disarmo del gruppo rimane una condizione non negoziabile per qualsiasi futuro accordo su Gaza.

Nazzal, in un’intervista, aveva affermato di non poter rispondere “sì o no” riguardo al disarmo, definendolo una questione complessa che coinvolge anche altre fazioni armate palestinesi. Ha anche sostenuto che la presenza di Hamas è necessaria per “proteggere gli aiuti umanitari da ladri e bande armate”, proponendo una tregua di tre-cinque anni per la ricostruzione di Gaza, seguita da un’amministrazione tecnocratica e da elezioni.

Nel contesto di queste tensioni, l’inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff, tornerà in Medio Oriente domenica sera per monitorare l’attuazione del piano di Trump per la conclusione del conflitto a Gaza. Secondo Axios, Witkoff è previsto in Egitto e Israele durante il suo viaggio e potrebbe anche visitare la Striscia di Gaza. Oltre a esercitare pressioni su Hamas affinché restituisca i corpi degli ostaggi, Witkoff continuerà a lavorare sulla creazione di una forza internazionale di stabilizzazione (ISF), come previsto dal piano di Trump, che dovrebbe essere schierata in alcune aree di Gaza per consentire un ulteriore ritiro delle IDF.

Piano europeo per sanzioni a Israele congelato

Recentemente, è stato congelato il piano europeo che mirava a sanzionare i ministri estremisti del governo israeliano e a sospendere parti dell’Accordo di associazione Ue-Israele. Politico ha riportato che un gruppo di Paesi membri di primo piano ha ritenuto che non fosse più necessario procedere con le sanzioni a seguito dell’accordo mediato dagli Stati Uniti per porre fine alla guerra a Gaza. Quattro diplomatici europei hanno dichiarato che è “improbabile” che le misure ottengano il sostegno necessario tra le capitali europee, considerando che per tali sanzioni è necessaria l’unanimità.

Le proposte iniziali, presentate dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, includevano l’inserimento dei ministri estremisti nella lista nera, restrizioni sui coloni violenti della Cisgiordania e la sospensione di alcuni pagamenti bilaterali verso Israele. Queste proposte saranno discusse nel Consiglio Affari Esteri previsto per lunedì e nel Consiglio Europeo in agenda per giovedì. Tuttavia, documenti preliminari rivelano che non è stato raggiunto alcun consenso.

Secondo i diplomatici, l’esecutivo dell’Unione Europea non intende ritirare il piano, nonostante la nuova prospettiva di un cessate il fuoco duraturo. La portavoce della Commissione Europea, Paula Pinho, ha dichiarato che le misure sono proposte in un contesto specifico e che eventuali cambiamenti di scenario potrebbero influenzare le proposte stesse.

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