Sigfrido Ranucci, noto giornalista e conduttore di ‘Report‘, è recentemente balzato agli onori della cronaca per un grave atto intimidatorio avvenuto nella notte del 16 ottobre 2025 a Pomezia, dove la sua auto e quella della figlia sono state distrutte da due ordigni esplosivi. Questo attentato si inserisce in un contesto professionale caratterizzato da inchieste coraggiose e da un impegno costante nel rivelare le ombre del potere.
Chi è Sigfrido Ranucci
Sigfrido Ranucci è un giornalista di spicco, laureato in Lettere, che ha iniziato la sua carriera nel mondo del giornalismo presso ‘Paese Sera‘ prima di entrare in Rai negli anni Novanta. La sua esperienza nel servizio pubblico è iniziata al Tg3 e si è ampliata a Rai News 24, dove ha approfondito inchieste riguardanti la criminalità organizzata e il traffico di rifiuti. Ranucci è noto per aver scoperto e diffuso l’ultima intervista inedita al giudice Paolo Borsellino, un documento di grande valore storico.
La sua carriera lo ha portato a coprire conflitti in diverse zone di guerra, dai Balcani al Medio Oriente, documentando violazioni dei diritti umani e l’uso di armi non convenzionali. Questi sforzi gli hanno valso numerosi premi, tra cui il Premio Ilaria Alpi e il Premiolino. Ranucci è indissolubilmente legato a ‘Report‘, programma di Rai3, dove è entrato nel 2006 come coautore accanto a Milena Gabanelli. Dopo la partenza di Gabanelli nel 2016, Ranucci ha assunto la conduzione del programma a partire dal marzo 2017, continuando a portare avanti l’eredità di inchieste rigorose e indagini su conflitti d’interesse e opacità del potere.
Le sfide professionali di Ranucci
La conduzione di ‘Report‘ non è priva di rischi. Ranucci e la sua squadra hanno affrontato un numero record di querele per diffamazione, spesso accompagnate da richieste di risarcimento milionarie. Questi procedimenti legali, sebbene nella maggior parte dei casi si siano conclusi con archiviazioni, rappresentano una costante pressione per il giornalista e il suo team. Ranucci ha denunciato più volte come questo “monte-querele” rappresenti una forma di intimidazione, ostacolando la libertà di stampa e la possibilità di svolgere un’inchiesta approfondita.
L’attentato di Pomezia, avvenuto poche settimane prima del ritorno del programma, previsto per il 26 ottobre 2025, evidenzia ulteriormente i rischi legati al lavoro di Ranucci. La sua determinazione a svelare la verità e a denunciare le ingiustizie continua a fare di lui un bersaglio per coloro che desiderano mantenere il potere nell’ombra. Nonostante le minacce, Ranucci rimane un simbolo di integrità nel giornalismo d’inchiesta italiano, pronto a continuare la sua missione di informazione e verità .
