Il panorama della **criminalità organizzata** si sta trasformando in modo significativo, con le **mafie moderne** che si sono adattate all’era **digitale**. Questo cambiamento ha portato a un’evoluzione nelle loro **strategie** di **comunicazione** e **reclutamento**, utilizzando le **piattaforme social** come terreno fertile per creare un “**immaginario mafioso**”. Tali rappresentazioni non solo normalizzano la **criminalità**, ma in alcuni casi la glorificano, esercitando un’influenza preoccupante sulle nuove generazioni. Per affrontare questa problematica, la **Fondazione Magna Grecia** ha avviato un secondo studio, a due anni dal primo, focalizzandosi sull’uso di **TikTok** da parte delle **mafie**. Il presidente della Fondazione, **Nino Foti**, ha sottolineato l’importanza della **ricerca** per comprendere e contrastare un fenomeno in rapida evoluzione, che si adatta ai linguaggi e alle tecnologie contemporanee.
Il rapporto presentato alle Nazioni Unite
Il **Rapporto**, curato da **Marcello Ravveduto**, professore di **Digital Public History** presso l’**Università di Salerno**, è stato presentato il 15 ottobre 2025 al **Palazzo di Vetro** delle **Nazioni Unite**. All’evento hanno partecipato figure di spicco come il procuratore di **Napoli**, **Nicola Gratteri**, l’esperto di fenomeni **criminali** **Antonio Nicaso**, e **Chiara Colosimo**, presidente della **Commissione parlamentare antimafia**. Hanno preso parte anche **Antonello Colosimo**, presidente della **Corte dei conti** in **Umbria**, e **Saverio Romano**, presidente della **Commissione parlamentare per la semplificazione**.
Questo studio si distingue per la sua analisi approfondita di **TikTok**, una piattaforma caratterizzata da una notevole forza **virale**. Grazie a strumenti tipici dell’industria dell’**intrattenimento digitale**, come **musica**, **coreografie** e **montaggi accattivanti**, la **mafia** riesce a presentarsi come un prodotto mediatico seducente. Sono stati analizzati quasi 6.300 elementi, tra cui **profili utente**, **video**, **commenti** e **hashtag**, realizzando per la prima volta un confronto con le **mafie internazionali**.
La brandizzazione della mafia
Il **Rapporto** evidenzia la trasformazione della **mafia** in un **brand**, capace di promuoversi e vendersi evocando un potere che si esprime non più attraverso la **violenza**, ma tramite logiche di **mercato**. **Marcello Ravveduto** ha descritto come la **mafia** si sia “**brandizzata**”, creando ciò che viene definito “**mafiosfera**”, uno spazio di **comunicazione** in cui la mentalità mafiosa si trasforma in **intrattenimento**. Qui, la **violenza** viene messa da parte, rendendo la **mafia** un argomento sempre più familiare per il grande pubblico.
In questo contesto, il termine “**mafiofilo**” identifica coloro che, consapevolmente o meno, vestono il prodotto **mafia** con codici visivi e sonori distintivi, come la **musica neomelodica** e immagini di **lusso**. Questo fenomeno porta a una **spettacolarizzazione** delle storie di **criminalità**, facendo perdere di vista il confine tra **legalità** e **illegalità** e presentando un’immagine di **successo** facile e accessibile, particolarmente attrattiva per i **giovani**.
Strategie per combattere le mafie digitali
**Antonio Nicaso** ha sottolineato come le **mafie** non siano più solo associate a **denaro** e **violenza**, ma si muovano anche attraverso **server**, **blockchain** e **social media**. Per contrastare queste nuove forme di **criminalità**, è necessario adottare un approccio innovativo, seguendo i “**flussi**” **digitali**. Non si tratta più di affrontare strutture rigidamente gerarchiche, ma di comprendere fenomeni complessi in cui la **tecnologia** e la circolazione globale delle **informazioni** modificano il modo in cui il **crimine organizzato** si comunica e si riproduce.
**Nicola Gratteri** ha evidenziato l’importanza di aggiornare i protocolli d’indagine per affrontare le sfide **tecnologiche** e **criminali** attuali. Solo attraverso un approccio professionale e competente sarà possibile raccogliere e analizzare i **dati** in modo efficace. Inoltre, è fondamentale garantire coerenza e continuità nelle **strategie normative** per contrastare queste minacce.
La risposta della Commissione antimafia
**Chiara Colosimo**, presidente della **Commissione antimafia**, ha affermato che la **criminalità organizzata** è in grado di adattarsi ai cambiamenti e che è essenziale rispondere alle nuove forme di **comunicazione**. Le **mafie** utilizzano i **social media** per veicolare messaggi distruttivi, in particolare per le nuove generazioni. La **Commissione** ha firmato un protocollo d’intesa con **TikTok** per affrontare questa problematica, sottolineando l’importanza della **collaborazione** tra istituzioni e aziende.
Il **Rapporto** suggerisce che, oltre a investire in strumenti normativi e tecnologici, è urgente sviluppare un nuovo paradigma interpretativo per affrontare la **criminalità** in evoluzione. La comprensione della “**mafiosfera**” diventa cruciale per le **scienze della comunicazione**, che devono non solo analizzare ma anche intervenire in questo spazio simbolico.
**Nino Foti** ha ribadito l’importanza di conoscere come i **clan criminali** sfruttino gli strumenti di **comunicazione globale**. Solo così sarà possibile fornire agli enti preposti strumenti critici per affrontare il fenomeno **mafioso** e promuovere **legalità** e **fiducia** nella **società**. La **Fondazione Magna Grecia** continuerà a investire in questo impegno, ritenendo che la **conoscenza** sia la prima forma di difesa contro l’ignoranza e la **violenza**.