Il 16 ottobre 2025 segna una data cruciale per l’assistenza umanitaria in Palestina, con la riapertura del valico di Rafah, un passaggio strategico per l’ingresso degli aiuti nella Striscia di Gaza. La missione Eubam, acronimo di European Union Border Assistance Mission, sarà responsabile della supervisione di questa operazione, che si preannuncia come una risposta necessaria all’emergenza umanitaria in corso.
Il ruolo di Eubam nella gestione dei confini
Eubam è una missione istituita nel 2005, frutto di una richiesta congiunta di Israele e dell’Autorità Nazionale Palestinese, con l’appoggio dell’Egitto e l’approvazione degli Stati membri dell’Unione Europea. Il suo obiettivo iniziale era fornire osservatori europei al valico di Rafah per assistere le autorità palestinesi nella gestione dei flussi di persone e merci. Tuttavia, le attività della missione furono sospese nel 2007 in seguito alla presa di potere di Hamas, che portò a un cambiamento significativo nella governance della Striscia di Gaza.
Nel 2025, Eubam è stata riattivata in seguito a un accordo di cessate il fuoco firmato a febbraio, su richiesta di palestinesi e israeliani, in coordinamento con le autorità egiziane. Attualmente, la missione ha come compito principale quello di facilitare il passaggio di feriti e persone vulnerabili dalla Striscia di Gaza verso l’Egitto, garantendo assistenza in un contesto di crisi umanitaria. Eubam offre anche supporto tecnico all’amministrazione generale palestinese delle frontiere, contribuendo alla formazione del personale addetto ai controlli di confine.
Il contributo italiano e il piano di ricostruzione
L’Italia è attivamente coinvolta nella missione dal 29 gennaio 2025, con un contingente di otto carabinieri inseriti nella Forza di Gendarmeria Europea. Questi militari collaborano con le forze di sicurezza europee per garantire la riapertura e la gestione del valico di Rafah. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha annunciato che l’Italia sta preparando “il più grande invio di aiuti alimentari a Gaza dall’inizio della crisi”, con l’invio di 100 tonnellate di generi alimentari previsto entro dieci giorni.
Il governo italiano ha delineato una road map per la ricostruzione della Striscia, con un focus iniziale sulle infrastrutture primarie, come scuole e ospedali. Nonostante le difficoltà legate all’accessibilità dei corridoi umanitari, l’Italia è determinata a contribuire alla stabilità e alla ricostruzione della regione. Durante un incontro a Palazzo Chigi, sono stati discussi i progressi nelle iniziative umanitarie e le strategie future, con l’intento di coinvolgere anche il settore privato nella cooperazione allo sviluppo.
Collaborazione internazionale e iniziative umanitarie
Anche altri Paesi europei stanno attivamente partecipando agli sforzi per la ricostruzione di Gaza. La Francia, in collaborazione con l’Egitto, ha annunciato l’organizzazione di una conferenza internazionale per affrontare le necessità di ricostruzione. Il ministro degli Esteri francese, Jean-Noel Barrot, ha sottolineato l’importanza di inondare Gaza di aiuti umanitari e avviare i lavori di ricostruzione.
Inoltre, Francia, Regno Unito e Stati Uniti stanno preparando una risoluzione per il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di ottenere un mandato per una forza di stabilizzazione in grado di operare a Gaza. Questi sforzi congiunti dimostrano un impegno internazionale crescente per affrontare la crisi umanitaria e contribuire alla stabilità della regione.