Il 14 ottobre 2025 ha segnato una data cruciale per la comunità israeliana, poiché si è celebrato il ritorno a casa di venti cittadini israeliani, finalmente liberati dopo un’orribile detenzione di 737 giorni da parte di Hamas. Questo evento ha suscitato un mix di gioia e preoccupazione, poiché i sopravvissuti si preparano ad affrontare le conseguenze psicologiche di una prigionia così prolungata. Udi Oren, psicologo clinico e presidente di Emdr Israele, ha condiviso le sue preoccupazioni riguardo ai traumi che questi individui potrebbero affrontare nel prossimo futuro.
Le sfide psicologiche del ritorno
Oren ha descritto il difficile percorso che attende i venti ex ostaggi, sottolineando che il loro recupero non sarà immediato. “Dopo un’esperienza così traumatica, ci aspettiamo che i sopravvissuti affrontino incubi, flashback e problemi di insonnia“, ha affermato. Questi sintomi possono manifestarsi in modo acuto, rendendo difficile per i sopravvissuti riprendere una vita normale. Oren ha indicato che il supporto psicologico sarà fondamentale per affrontare le paure di restare soli o di uscire di casa. Il trattamento raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) è la desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari, conosciuta come Emdr.
Oren ha chiarito che il recupero richiederà tempo e sforzo. “La maggior parte di queste persone è giovane e in buona salute, il che è un fattore positivo“, ha aggiunto. Tuttavia, la loro esposizione prolungata a situazioni di tortura e privazione di cibo e acqua ha lasciato segni profondi. La terapia Emdr, se effettuata con sedute ravvicinate, potrebbe accelerare il processo di recupero, ma sarà necessario un impegno costante e multidisciplinare per garantire un supporto adeguato.
Il supporto alle famiglie
Oltre ai sopravvissuti, Oren ha sottolineato l’importanza di fornire supporto anche alle famiglie degli ostaggi. Queste famiglie, durante i due anni di attesa, hanno reagito in modi diversi. Alcuni hanno ceduto alla disperazione, mentre altri hanno fatto pressioni sul governo e sulla comunità internazionale per ottenere il ritorno dei propri cari. “È fondamentale che anche le famiglie ricevano supporto psicologico, poiché il loro stato d’animo influisce direttamente sul recupero degli ex ostaggi”, ha affermato Oren.
Il lavoro con i sopravvissuti e le loro famiglie richiederà un approccio coordinato e multidisciplinare. Oren ha evidenziato l’importanza di un team composto da medici di diverse specializzazioni, tra cui psicologi, psicoterapeuti e psichiatri, per affrontare la complessità delle esigenze di ciascun individuo. La società israeliana si sta mobilitando per garantire che queste persone ricevano le cure necessarie per affrontare il loro trauma e reintegrarsi nella vita quotidiana.
La situazione dei venti cittadini israeliani liberati è un promemoria della resilienza umana e della necessità di un supporto continuo per affrontare le cicatrici invisibili lasciate da esperienze traumatiche. Mentre il paese celebra il loro ritorno, è chiaro che il cammino verso la guarigione sarà lungo e impegnativo.