Oltre 295 milioni di persone nel mondo si trovano in condizioni di malnutrizione, con la situazione a Gaza che evidenzia una realtà drammatica: una persona muore ogni giorno a causa della fame. Questo quadro allarmante è emerso nell’ultimo anno, in cui guerre e conflitti armati hanno generato 20 crisi alimentari, costringendo 140 milioni di individui in condizioni di fame acuta, un numero che supera il doppio della popolazione italiana.
Crisi alimentare a Gaza
Gaza rappresenta un caso emblematico di come la fame possa essere utilizzata come arma di guerra. Negli ultimi due anni, il Ministero della Salute locale ha registrato 461 decessi correlati alla malnutrizione, di cui oltre 270 solo nel 2025, inclusi 157 minori. Attualmente, 320.000 bambini sotto i 5 anni sono a rischio di malnutrizione acuta, e più di 20.000 persone hanno perso la vita o sono rimaste ferite nel tentativo di procurarsi cibo e assistenza.
Questo scenario è stato documentato nell’Indice Globale della Fame 2025, elaborato da Cesvi per l’edizione italiana e redatto da Welthungerhilfe, Concern Worldwide e Institute for International Law of Peace and Armed Conflict. Il rapporto sottolinea che oltre 40 Paesi nel mondo affrontano livelli di fame grave e allarmante, con dati che mettono in luce un problema di portata globale.
Un quadro preoccupante
Gigi Riva, editorialista di Domani, ha evidenziato un dato preoccupante: dal 2016 a oggi, la riduzione della fame nel mondo è stata minima. Si prevede che l’obiettivo di “fame zero” entro il 2030 sarà disatteso, con una stima che prevede il raggiungimento di tale meta non prima del 2137.
La situazione a Gaza è drammatica: secondo le proiezioni, nei prossimi mesi quasi un terzo della popolazione potrebbe trovarsi in condizioni di catastrofe, mentre 1,14 milioni di persone vivranno in emergenza. Dalla metà di marzo 2025, più di 1,2 milioni di individui sono stati sfollati, con aiuti insufficienti e prezzi dei beni di prima necessità in forte aumento. La malnutrizione infantile è aumentata rapidamente: nel corso dell’estate 2025, sono stati registrati 28.000 casi di malnutrizione acuta tra i bambini sotto i 5 anni, un numero superiore a quello dei sei mesi precedenti.
L’impegno di Cesvi
Dal 1994, Cesvi opera nei territori palestinesi e ha intensificato le proprie attività con l’inizio del conflitto. L’organizzazione continua a garantire assistenza alle famiglie sfollate, fornendo quotidianamente 50-55 mila litri di acqua potabile a Gaza City e nel centro della Striscia. Le attività di distribuzione hanno raggiunto circa 105.000 gazawi, con un totale di 30 milioni di litri di acqua distribuiti.
Il direttore generale di Cesvi, Stefano Piziali, ha sottolineato l’importanza di un accordo duraturo per porre fine al conflitto, ma ha anche avvertito che la situazione a Gaza rimane un’emergenza umanitaria di gravissima portata. La ripresa, ha affermato, sarà lunga e complessa, dato che milioni di persone vivono in condizioni catastrofiche, senza accesso a beni essenziali.
Un problema globale
Il caso di Gaza non è isolato. Nel 2024, quasi la metà dei casi di fame acuta nel mondo sono stati causati da conflitti armati, con quasi 200.000 episodi di violenza registrati, un aumento del 25% rispetto al 2023. Questa escalation ha costretto milioni di famiglie a vivere senza mezzi né servizi essenziali, portando il numero di sfollati a oltre 122 milioni, il livello più alto mai registrato.
Il rapporto GHI 2025 mette in evidenza il rischio di “normalizzazione” dell’uso della fame come arma di guerra e l’importanza di rispettare il diritto internazionale. Le spese militari, che nel 2024 hanno superato i 2.700 miliardi di dollari, sono oltre cento volte l’ammontare destinato agli aiuti umanitari, evidenziando una preoccupante inversione di priorità .
Situazione critica in altri Paesi
Il GHI 2025 segnala che la fame ha raggiunto livelli allarmanti in sette Paesi: Haiti, Madagascar, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sud Sudan, Burundi e Yemen. In 27 Paesi si registra un peggioramento rispetto al 2016, con la Somalia che presenta il punteggio più grave (42,6). Tuttavia, in diverse nazioni, tra cui Palestina e Sudan, la mancanza di dati rende difficile una valutazione completa della situazione.
In Africa subsahariana e in Asia meridionale, la fame rimane grave, mentre si osservano lievi miglioramenti a livello globale, soprattutto in alcune aree dell’Asia meridionale e dell’America Latina. La regione dell’Africa a sud del Sahara continua a detenere il primato mondiale di mortalità infantile sotto i 5 anni, con livelli estremamente allarmanti in Chad, Niger, Nigeria e Somalia.
La crisi alimentare globale richiede un’attenzione urgente e un impegno costante per garantire il diritto al cibo come diritto umano fondamentale. È fondamentale investire in sistemi alimentari resilienti e adottare politiche a lungo termine per affrontare questa emergenza e costruire un futuro dignitoso per le popolazioni colpite.