Tutto è pronto per il summit di Sharm el-Sheikh, con particolare attenzione rivolta a Donald Trump e Abdel Fattah al-Sisi. I contatti tra la premier italiana e Washington continuano a intensificarsi.
Nella città di Sharm el-Sheikh, situata all’estremità meridionale della penisola del Sinai e bagnata dalle acque del Mar Rosso, si possono notare grandi cartelloni con l’immagine di al-Sisi, ingialliti dal tempo e dalla salsedine, lungo la strada che conduce dall’aeroporto ai resort. Qui, nel 2025, i turisti, in particolare italiani e russi, affollano la località per prolungare l’estate e sfuggire ai primi freddi autunnali.
In questo contesto, i leader di diverse nazioni si riuniranno per tentare di scrivere un nuovo capitolo in una delle aree più instabili del mondo: la firma di un accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, frutto di trattative svoltesi in Egitto. L’incontro si terrà all’interno di un International Conference Center, fortemente protetto da un imponente apparato di sicurezza. Sharm el-Sheikh ha un significato simbolico, in quanto nel 1996 ospitò una conferenza internazionale contro il terrorismo, in risposta a una serie di attacchi contro Israele.
Il vertice di Sharm el-sheikh
Il vertice, focalizzato sulla pace a Gaza e sulla stabilità nel Medio Oriente, sarà presieduto da Donald Trump e Abdel Fattah al-Sisi. Saranno presenti leader di circa venti Paesi, tra cui Emmanuel Macron, Friedrich Merz, Keir Starmer, Recep Tayyip Erdogan, Pedro Sánchez e António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite. Non parteciperanno invece rappresentanti di Israele e Hamas, come confermato da Shosh Bedrosian, portavoce del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
Per l’Italia, la premier Giorgia Meloni sarà presente al summit con l’intento di rilanciare il ruolo dell’Italia nel futuro post-bellico di Gaza. Durante il vertice, si discuterà di come porre fine al conflitto nella Striscia di Gaza, rafforzare gli impegni per la pace e la stabilità nella regione e avviare una nuova era di cooperazione. Meloni, secondo fonti italiane, è in stretto contatto con Washington e altri attori internazionali per definire il contributo italiano alla stabilizzazione e ricostruzione di Gaza, oltre a ripristinare un processo politico che porti a pace e sicurezza nel Medio Oriente. Il 14 ottobre, il re Abdullah di Giordania è atteso a Roma per incontrare la premier e partecipare a una riunione del Processo di Aqaba, mirata a combattere il terrorismo e l’estremismo, con particolare attenzione alla situazione in Africa occidentale.
L’impegno dell’italia per gaza
L’Italia si prefigge di impegnarsi per il futuro di Gaza su due fronti principali: quello umanitario e, se necessario, anche quello militare. Il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha sottolineato in un’intervista che una forza internazionale è necessaria per Gaza e che l’Italia potrebbe contribuire con forze militari se le condizioni lo permetteranno. Attualmente, i carabinieri sono già presenti a Gerico e potrebbero tornare al valico di Rafah nell’ambito della missione Eubam. Si sta anche valutando l’ipotesi di inviare sminatori italiani per la bonifica dell’area, un progetto considerato “futuribile” ma prematuro al momento.
Due progetti principali sono attualmente al centro degli sforzi italiani. Il primo riguarda la pianificazione della ricostruzione di Gaza, presentato nell’ottobre 2024 al premier palestinese Mohammad Mustafa e successivamente rilanciato da Tajani durante la Conferenza Umanitaria Palestina a Pescara. Questo progetto coinvolge partner come l’UNDP, l’Università Iuav di Venezia e il Ministero della Pianificazione e Cooperazione Internazionale dell’Autorità Palestinese. Già attivo dall’inizio del 2025, il programma ha visto l’invio di esperti in Palestina per completare uno studio sull’ubicazione dei centri per la ricostruzione. È in fase di selezione un team di undici esperti internazionali che lavoreranno stabilmente con il Ministero palestinese, evidenziando il pieno coinvolgimento dell’Italia nel processo di ricostruzione.
Il secondo progetto riguarda l’assistenza sanitaria per i bambini palestinesi malati, attualmente in fase di realizzazione. Tra i partner figurano l’Ospedale Bambino Gesù di Roma e gli ospedali di Amman e Karak in Giordania. Il Bambino Gesù sta valutando le strutture disponibili per accogliere i piccoli pazienti palestinesi e invierà team medici a rotazione per effettuare interventi chirurgici. Una prima missione si è già svolta ad Amman e una preparativa partirà per Karak la prossima settimana, con l’obiettivo di curare decine di bambini ogni mese. Martedì, il vicedirettore della Cooperazione allo Sviluppo della Farnesina, Carlo Batori, partirà per la regione per supervisionare il progetto, mentre è in corso una collaborazione con un ospedale italiano al Cairo per fornire assistenza sanitaria alla popolazione di Gaza.
I riflettori sono puntati su Trump, che cerca di capitalizzare quello che è considerato un successo diplomatico, anche da ambienti critici nei suoi confronti. Prima di arrivare a Sharm el-Sheikh, il presidente degli Stati Uniti farà una breve visita in Israele, la prima dal suo ritorno alla Casa Bianca, dove interverrà alla Knesset. Il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance, ha confermato che Trump si recherà in Medio Oriente per incontrare gli ostaggi israeliani che saranno rilasciati nella fase iniziale dell’accordo di pace tra Israele e Hamas, con il rilascio atteso nelle prossime ore.
Secondo il programma preliminare divulgato dai media egiziani, il vertice inizierà con un incontro tra al-Sisi e Trump, seguito da una sessione plenaria con i leader presenti. Dopo la tradizionale foto di gruppo, i due leader rilasceranno dichiarazioni sui risultati del vertice e sui passi successivi per garantire la pace e facilitare le operazioni umanitarie a Gaza. Sono previsti anche incontri bilaterali tra i vari leader, mentre alcuni punti dell’agenda sono ancora in fase di definizione. Fonti palestinesi hanno comunicato che il valico di Rafah, che collega la Striscia di Gaza all’Egitto, sarà riaperto al transito dei civili martedì, con l’Autorità nazionale palestinese che gestirà il lato gazawi del confine, supportata da una missione dell’Unione Europea.