Secondo quanto riportato da una fonte interna al movimento, il gruppo Hamas non avrà un ruolo nella gestione della Striscia di Gaza una volta conclusa la guerra. Questa dichiarazione è stata rilasciata all’agenzia di stampa Afp in seguito all’entrata in vigore del cessate il fuoco.
La fonte ha affermato: “Per Hamas, il governo della Striscia di Gaza è una questione chiusa. Hamas non parteciperà in alcun modo alla transizione, il che implica che ha rinunciato al controllo della Striscia di Gaza. Tuttavia, rimane un elemento fondamentale della società palestinese.”
Vertice di pace e firma dell’accordo, domani Trump a Sharm
Domani, 26 novembre 2025, Donald Trump si recherà a Sharm el-Sheikh, in Egitto, dopo una breve visita in Israele, dove interverrà alla Knesset e incontrerà il premier Netanyahu e i familiari delle vittime. Durante il vertice di pace, Trump firmerà un accordo riguardante Gaza, anche se né Tel Aviv né Hamas parteciperanno alla cerimonia.
L’accordo sarà sottoscritto da Trump e dai mediatori, tra cui Egitto, Qatar e Turchia. Non ci saranno rappresentanti israeliani e di Hamas, come confermato da fonti informate che indicano che l’accordo si basa su lettere di principio fornite separatamente da Israele, Hamas e i mediatori.
Tra i Paesi europei invitati figurano Italia (con la presenza della premier Giorgia Meloni), Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Grecia e Unione Europea. Invece, tra i Paesi arabi e islamici presenti ci saranno Arabia Saudita, Turchia, Qatar, Emirati Arabi, Egitto, Giordania, Pakistan e Indonesia. Sarà presente anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.
Secondo quanto riportato da Barak Ravid di Axios, gli Stati Uniti avrebbero esteso l’invito anche a Giappone, Azerbaigian, Armenia, Ungheria, India, El Salvador, Cipro, Bahrein, Kuwait e Canada. Anche l’Iran risulta essere stato invitato, secondo una fonte citata da Axios.
Il presidente Trump e il suo omologo egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, presiederanno il vertice, come comunicato dalla presidenza egiziana. L’incontro si svolgerà lunedì pomeriggio e coinvolgerà leader di oltre venti Paesi, secondo la dichiarazione ufficiale. L’obiettivo dell’incontro è quello di “porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza, intensificare gli sforzi per raggiungere la pace e la stabilità in Medio Oriente e inaugurare una nuova era di sicurezza e stabilità regionale”.
La liberazione degli ostaggi
Un aspetto ancora incerto è l’orario esatto del rilascio dei rimanenti 20 ostaggi vivi (su 48) attualmente detenuti nella Striscia di Gaza e la modalità del loro trasferimento, che sarà coordinato dalla Croce Rossa Internazionale. Le fonti israeliane hanno confermato che l’attuazione della prima fase del piano è attesa per domani mattina, contrariamente a quanto inizialmente previsto per la notte tra domenica e lunedì.
Secondo il primo punto dell’accordo tra Hamas e Israele per la tregua, gli ostaggi devono essere rilasciati entro le 12.30 di lunedì (ora locale). Tuttavia, le tempistiche non sono ancora chiare per Israele, come spiegato da una fonte, che ha specificato che l’incertezza deriva dai preparativi logistici di Hamas e non da un ritardo intenzionale. Solo poche ore prima del rilascio si potrà stabilire l’orario preciso.
Gli ostaggi potrebbero essere trasferiti tutti insieme, una volta riuniti in un unico punto della Striscia, come sembra preferire Hamas, oppure attraverso trasferimenti multipli simultanei dai vari luoghi di rilascio.
“Secondo l’accordo firmato, lo scambio di prigionieri inizierà lunedì mattina come concordato, e non ci sono nuovi sviluppi al riguardo”, ha dichiarato Osama Hamdan, alto funzionario di Hamas, in un’intervista all’Afp.
Dopo il ritorno degli ostaggi da Gaza, Israele procederà al rilascio di circa 2.000 detenuti palestinesi dalle sue prigioni, in base ai termini della prima fase dell’accordo di cessate il fuoco firmato dalle due parti con la mediazione degli Stati Uniti.