Lunedì 2 dicembre 2025, Donald Trump compirà una visita lampo in Israele, per poi recarsi a Sharm el-Sheikh, in Egitto, dove parteciperà a un vertice di pace per firmare un accordo riguardante Gaza. Mentre il tycoon si prepara a questo incontro, rimane alta l’incertezza sui tempi e le modalità di rilascio dei rapiti, che potrebbero essere liberati durante la sua presenza nella regione.
Visita di Trump in israele: incontri e programmazione
La permanenza di Donald Trump nello Stato ebraico sarà estremamente breve. Il presidente americano atterrerà all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv alle 9.20 (ora locale) e ripartirà alle 13, dedicando meno di quattro ore a incontri significativi. Durante la sua visita, Trump incontrerà il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e le famiglie degli ostaggi israeliani. Secondo quanto riportato da Channel 12, il presidente terrà un discorso alla Knesset, previsto per le 11. La cerimonia di benvenuto all’aeroporto sarà seguita da un colloquio privato con Netanyahu nel suo ufficio, prima di una visita alle famiglie degli ostaggi nel salone Chagall.
L’accordo di pace a sharm el-sheikh senza la presenza di israele e hamas
Il pomeriggio del 2 dicembre, l’accordo relativo a Gaza verrà ufficialmente firmato a Sharm el-Sheikh. A siglarlo saranno Trump e i mediatori, ovvero Egitto, Qatar e Turchia, mentre non ci sarà alcun rappresentante di Israele o di Hamas, come confermato da fonti informate. L’accordo si basa su lettere di principio fornite separatamente da Israele, Hamas e i mediatori. L’evento vedrà la partecipazione di numerosi leader internazionali, tra cui la premier italiana Giorgia Meloni, insieme a rappresentanti di altri paesi europei e arabi, tra cui Arabia Saudita, Turchia e Giordania. Anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, sarà presente.
Rilascio degli ostaggi: incertezze e tempistiche
Resta da chiarire l’orario preciso per il rilascio dei venti ostaggi ancora in vita nella Striscia di Gaza e le modalità del loro trasferimento, che saranno coordinate dalla Croce Rossa internazionale. Secondo le informazioni disponibili, la prima fase del piano di rilascio dovrebbe avvenire lunedì mattina, prima dell’incontro di Trump. Secondo i termini dell’accordo, gli ostaggi devono essere liberati entro le 12.30 (ora locale). Tuttavia, le autorità israeliane non hanno ancora ricevuto dettagli definitivi sui tempi, a causa delle complessità logistiche che coinvolgono Hamas.
Le modalità di rilascio degli ostaggi rimangono incerte. Potrebbero essere trasferiti tutti insieme, dopo essere stati riuniti in un unico luogo, oppure attraverso trasferimenti multipli simultanei. Osama Hamdan, alto funzionario di Hamas, ha confermato che il processo di rilascio inizierà come previsto lunedì mattina, senza nuovi sviluppi.
Dopo il ritorno degli ostaggi, Israele procederà al rilascio di circa 2.000 detenuti palestinesi. Il coordinatore israeliano per gli ostaggi ha informato le famiglie che i preparativi per ricevere gli ostaggi sono stati completati e che il conteggio delle 72 ore, secondo l’accordo, è iniziato venerdì scorso.
Identità degli ostaggi: un quadro complesso
Tra i venti ostaggi israeliani ancora in vita, ci sono nomi noti che rappresentano una storia di sofferenza e speranza. Tra questi, Matan Angrest, un sottufficiale di 22 anni, è stato catturato mentre tentava di fermare un’infiltrazione di Hamas. Gemelli come Gali e Ziv Berman, 28 anni, sono stati rapiti nel loro kibbutz. Elkana Bohbot, 36 anni, produttore del Nova Festival, è stato catturato insieme a due amici durante un attacco che ha causato la morte di quasi 370 persone.
Altri nomi includono Rom Braslavski, 21 anni, e Nimrod Cohen, 21 anni, entrambi coinvolti in situazioni di pericolo durante gli attacchi. David e Ariel Cunio, due fratelli israelo-argentini, sono stati rapiti insieme alla loro famiglia, mentre Evyatar David e Guy Gilboa Dalal, entrambi di 24 anni, sono stati presi prigionieri durante il festival musicale Nova.
La situazione è critica e il mondo osserva con attenzione le prossime mosse, mentre si spera in un esito positivo per il rilascio degli ostaggi e per un futuro di pace nella regione.