La Fondazione Gimbe ha recentemente presentato il suo ottavo Rapporto sul Servizio sanitario nazionale, evidenziando preoccupanti segnali di crisi per il sistema sanitario pubblico italiano. L’evento si è svolto alla Camera dei Deputati il 15 aprile 2025, dove il presidente Nino Cartabellotta ha lanciato un allarme riguardo alla situazione attuale del Servizio sanitario nazionale, definendolo “scricchiolante”.
Nel triennio 2023-2025, il Fondo sanitario nazionale (Fsn) ha visto un incremento di 11,1 miliardi di euro, passando da 125,4 miliardi nel 2022 a 136,5 miliardi nel 2025. Tuttavia, secondo il report della Fondazione, gran parte di queste risorse è stata erosa dall’inflazione, che nel 2023 ha raggiunto il 5,7%, e dall’aumento dei costi energetici. Cartabellotta ha sottolineato che dietro a questo apparente aumento si cela un “imponente e costante definanziamento”, poiché la percentuale del Fsn sul Pil è scesa dal 6,3% del 2022 al 6% nel 2023, per attestarsi al 6,1% nel 2024-2025. Questo comporta una perdita complessiva di 13,1 miliardi di euro per il sistema sanitario.
Le implicazioni del finanziamento
Nel suo intervento, Cartabellotta ha messo in evidenza le conseguenze del “lento, ma inesorabile smantellamento del Servizio sanitario nazionale“. Ha denunciato come la situazione attuale stia favorendo l’ingresso di interessi privati nel settore sanitario, mettendo a rischio il diritto alla salute di milioni di cittadini. La mancanza di una visione chiara e di riforme strutturali ha portato a un aumento delle disuguaglianze e a famiglie costrette a sostenere spese insostenibili per le cure.
Il rapporto mette in luce l’inadeguatezza delle risorse destinate alla sanità pubblica, che non riescono a coprire i bisogni crescenti della popolazione. Cartabellotta ha sottolineato che i governi, di qualsiasi schieramento politico, non sono riusciti a garantire il necessario rilancio del Servizio sanitario nazionale, lasciando il sistema in una situazione di crisi.
La manovra finanziaria del 2025
Il Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp) del 2 ottobre 2025 prevede un rapporto spesa sanitaria/Pil stabile al 6,4% per gli anni 2025, 2027 e 2028, con un lieve aumento al 6,5% nel 2026. Tuttavia, la legge di Bilancio 2025 preannuncia una riduzione della quota di Pil destinata al Fsn, che scenderà dal 6,1% nel 2025-2026 al 5,9% nel 2027 e al 5,8% nel 2028. Cartabellotta avverte che senza un adeguato rifinanziamento a partire dalla legge di Bilancio 2026, questo divario porterà le Regioni a dover affrontare scelte difficili, come la riduzione dei servizi o l’aumento della pressione fiscale.
La Corte costituzionale ha ribadito che il finanziamento della sanità pubblica non è negoziabile e deve essere garantito dallo Stato. Tuttavia, le stime di spesa e le risorse allocate continuano a divergere, mettendo a rischio l’efficienza del sistema sanitario.
Disparità tra le Regioni
Il rapporto della Fondazione Gimbe analizza anche la distribuzione delle risorse tra le diverse Regioni italiane. La revisione dei criteri di riparto ha portato a lievi effetti redistributivi, ma non sufficienti a compensare lo svantaggio delle Regioni del Mezzogiorno, che continuano a ricevere meno risorse rispetto a quelle con popolazione più anziana. Nel 2024, le Regioni come Liguria, Molise e Sardegna si trovano ai vertici della classifica per riparto pro-capite, mentre le Regioni più giovani, come Campania e Lombardia, ricevono quote inferiori alla media nazionale.
Cartabellotta ha messo in guardia contro i meccanismi di riparto attuali, definendoli “profondamente iniqui”. La quota non pesata limita la capacità di rispondere ai nuovi bisogni di salute, mentre le nuove variabili socio-economiche pesano troppo poco nella distribuzione delle risorse.
L’espansione del settore privato
Nella sua analisi, Cartabellotta ha evidenziato come il continuo indebolimento della sanità pubblica favorisca l’espansione del settore privato. Oggi, i soggetti privati operano su diversi fronti, dai fornitori di servizi sanitari a fondi di investimento e assicurazioni. La situazione attuale ha portato a una crescente disparità, con il “privato puro” che ha visto un incremento significativo della spesa delle famiglie, mentre il settore pubblico ha raggiunto un minimo storico.
Secondo i dati del ministero della Salute, nel 2023, il 58% delle strutture sanitarie era costituito da privati accreditati. La spesa pubblica destinata al privato convenzionato ha raggiunto 28,7 miliardi di euro, ma la percentuale è scesa al 20,8%. Questo scenario evidenzia una profonda evoluzione del sistema sanitario, dove il libero mercato sta guadagnando terreno a scapito del servizio pubblico.
Accesso alle cure e spese familiari
I dati Istat del 2024 mostrano che la spesa sanitaria complessiva ammonta a 185,12 miliardi di euro, di cui 137,46 miliardi provengono dalla spesa pubblica e 47,66 miliardi dalla spesa privata. Le famiglie italiane si trovano a dover affrontare un onere crescente, con oltre 5,8 milioni di persone che nel 2024 hanno rinunciato a cure sanitarie. Questo fenomeno è amplificato dall’aumento della povertà, che ha colpito 2,2 milioni di famiglie.
Cartabellotta ha sottolineato come l’aumento della spesa a carico delle famiglie stia minando il patto tra cittadini e istituzioni, costringendo molti a rinunciare a prestazioni essenziali. La mancanza di certezze riguardo alla sanità pubblica sta creando un clima di insicurezza tra i cittadini, rendendo sempre più difficile garantire il diritto alla salute.