I ricercatori dell’Università di Exeter hanno recentemente pubblicato uno studio che solleva preoccupazioni riguardo a un possibile futuro di freddo estremo in Europa, suggerendo l’ipotesi di una nuova era glaciale. La ricerca, pubblicata il 6 ottobre 2025 sulla rivista Science Advances, analizza le dinamiche del vortice subpolare del Nord Atlantico e il suo impatto sulle correnti oceaniche e sul clima dell’emisfero settentrionale.
Il ruolo del vortice subpolare
Il vortice subpolare del Nord Atlantico è fondamentale per il trasferimento di calore verso le regioni settentrionali del pianeta. Lo studio ha esaminato gli isotopi di ossigeno e carbonio presenti in conchiglie marine, come Arctica islandica e Glycymeris glycymeris, per tracciare l’evoluzione di queste correnti negli ultimi decenni. I risultati indicano che il vortice ha iniziato a perdere stabilità già dagli anni ’50, con un trend che potrebbe continuare nei prossimi anni, influenzando drasticamente il clima.
Beatriz Arellano Nava, ricercatrice presso l’Università di Exeter, ha descritto la situazione come “molto preoccupante”. Secondo le sue dichiarazioni a Live Science, è necessario approfondire la comprensione degli effetti di un indebolimento improvviso del vortice. Gli studi esistenti suggeriscono che un indebolimento ulteriore potrebbe portare a eventi meteorologici estremi, specialmente in Europa.
Possibili scenari climatici
La ricerca mette in evidenza che lo scenario più allarmante riguarda il collasso del sistema delle correnti oceaniche dell’Atlantico Meridionale (AMOC), sebbene gli autori affermino che questa possibilità non è considerata plausibile. Tuttavia, un indebolimento del vortice subpolare potrebbe avere conseguenze significative sul clima. Gli scienziati citano come esempio il periodo della Piccola Era Glaciale, che si è verificato tra il XIII e il XIV secolo, quando il vortice si indebolì senza che l’AMOC crollasse.
Il potenziale ritorno a condizioni climatiche simili a quelle del passato potrebbe comportare una diminuzione della temperatura media di circa 2 gradi e inverni particolarmente rigidi in Europa e Nord America. I dati storici raccolti attraverso l’analisi delle conchiglie hanno rivelato due fasi principali di instabilità del vortice negli ultimi 150 anni: la prima fase risale a prima degli anni ’20 del secolo scorso, mentre la seconda è attualmente in corso. Secondo gli scienziati, il deterioramento della stabilità del vortice potrebbe innescare cambiamenti climatici significativi.
Opinioni discordanti nella comunità scientifica
Nonostante le preoccupazioni sollevate dallo studio, ci sono voci critiche all’interno della comunità scientifica. David Thornalley, professore di oceanologia e climatologia all’University College di Londra, ha espresso scetticismo riguardo alle conclusioni della ricerca. Ha sottolineato che, sebbene i dati siano preziosi e ben documentati, l’analisi non stabilisce un legame diretto tra i modelli osservati e le caratteristiche fisiche dell’oceano. Thornalley ha messo in dubbio la solidità delle basi scientifiche su cui si fondano le affermazioni riguardanti il cambiamento nel comportamento del vortice subpolare.
La discussione attorno a queste tematiche climatiche rimane aperta e complessa, con la necessità di ulteriori ricerche per chiarire i legami tra i vari fattori coinvolti.