Gaza, avviano i negoziati di pace in Egitto. Trump avverte: “Agire subito o sarà un massacro”

Lorenzo Di Bari

Ottobre 6, 2025

Il 6 ottobre 2025 segna l’inizio delle trattative di pace in Egitto per la situazione a Gaza, un evento cruciale per la stabilità della regione. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha espresso ottimismo riguardo ai colloqui, nonostante le tensioni persistenti. Le negoziazioni si svolgeranno a Sharm el-Sheikh, dove Trump ha dichiarato che la prima fase del piano di pace dovrebbe concludersi entro la settimana. In un post sui social, il presidente ha sottolineato l’importanza di agire rapidamente, avvertendo che “il tempo è essenziale o seguirà un massacro, qualcosa che nessuno vuole vedere”.

Le trattative di pace in Egitto

Oggi, lunedì, i rappresentanti di Hamas sono giunti in Egitto per partecipare ai negoziati, accompagnati da una delegazione israeliana guidata dal ministro degli Affari strategici Ron Dermer. Questi colloqui sono stati preceduti da un fine settimana di discussioni fruttuose tra gli Stati arabi e Hamas, come riportato da Trump. Il presidente ha evidenziato che “i team tecnici si riuniranno nuovamente oggi in Egitto per elaborare e chiarire gli ultimi dettagli”. Tuttavia, ha anche avvertito che la situazione rimane delicata e che eventuali ritardi potrebbero portare a conseguenze disastrose.

Trump ha indicato che non vi è necessità di ulteriori flessibilità, poiché la maggior parte delle parti coinvolte ha già accettato il piano, sebbene siano previsti cambiamenti. Resta da vedere come risponderà Hamas, che potrebbe affrontare conseguenze severe se non accetterà di cedere il controllo della Striscia di Gaza. Pete Hegseth, capo del Pentagono, ha avvertito che Israele potrebbe intervenire militarmente se Hamas non rispetta i termini dell’accordo.

Le richieste di Hamas

Hamas ha delineato le sue condizioni per il cessate il fuoco, chiedendo la sospensione totale delle operazioni militari israeliane e il ritiro delle truppe dell’IDF dalle posizioni occupate. Le richieste includono anche la sospensione delle operazioni aeree per dieci ore al giorno e dodici ore durante gli scambi di prigionieri. La delegazione di Hamas, guidata da Khalil al-Hayya, ha sottolineato l’importanza che queste condizioni siano rispettate durante tutta la durata dei negoziati, che potrebbero estendersi per più di una settimana.

Il gruppo ha anche espresso la necessità di discutere i criteri per il rilascio dei prigionieri palestinesi detenuti in Israele, insistendo affinché il rilascio avvenga in base all’anzianità e all’età dei prigionieri. Queste condizioni, se accettate, potrebbero rappresentare un passo significativo verso una risoluzione del conflitto.

Le dichiarazioni di Netanyahu

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha espresso scetticismo riguardo alla possibilità che Hamas accetti di rilasciare gli ostaggi. Ha dichiarato che, sebbene speri in un accordo, non può garantire che ciò accada. Netanyahu ha ribadito il sostegno di Trump a Israele nel caso in cui Hamas non adempia agli accordi, affermando che il presidente statunitense ha promesso un’azione decisa contro il gruppo militante.

Netanyahu ha chiarito che non procederà con altri aspetti del piano di pace di Trump finché tutti gli ostaggi non saranno stati liberati. Ha sottolineato che il rilascio di ogni ostaggio è la priorità assoluta e che non si passerà ad altre clausole del piano fino a quando non saranno rispettati questi termini. Durante un intervento all’Israel’s Heroes Forum, il primo ministro ha ribadito l’importanza del rilascio degli ostaggi, sottolineando il dramma delle famiglie coinvolte nel conflitto.

Le attese per gli sviluppi delle trattative rimangono alte, mentre le parti coinvolte si preparano a discutere i dettagli di un possibile accordo di pace.

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