Il 6 ottobre 2025, a Sharm El Sheikh, in Egitto, sono iniziati i colloqui indiretti tra Israele e Hamas, focalizzati sul piano di pace per Gaza proposto dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Questi negoziati rappresentano un momento cruciale nel tentativo di risolvere il conflitto che ha afflitto la regione per anni.
Le dichiarazioni degli Stati Uniti: minacce e opportunitÃ
Durante la vigilia dei colloqui, Trump ha manifestato un certo ottimismo, dichiarando che i negoziati “stanno andando molto bene” e che si prevede che le trattative richiederanno “un paio di giorni”. Il presidente ha sottolineato che non è necessaria flessibilità , poiché il piano è stato sostanzialmente accettato, ma ha anche aperto alla possibilità di modifiche. Tuttavia, ha avvertito che Hamas rischia l’annientamento completo se non cederà il controllo della Striscia di Gaza. A supporto di questa posizione, il Segretario della Difesa, Pete Hegseth, ha ribadito che Israele ha la capacità di intervenire militarmente per garantire la sconfitta di Hamas.
Trump ha anche evidenziato l’importanza di Israele nel cessare i raid aerei per facilitare un accordo di cessate il fuoco, come richiesto da Hamas. Marco Rubio, Segretario di Stato americano, ha affermato che gli attacchi devono fermarsi per consentire il rilascio degli ostaggi, evidenziando che la priorità è il recupero di tutti gli ostaggi in cambio del ritiro delle forze israeliane verso una linea di demarcazione stabilita.
Le richieste di Hamas e le controversie sul recupero degli ostaggi
Hamas ha avanzato richieste significative, tra cui un cessate il fuoco completo e la sospensione delle operazioni militari israeliane, nonché la liberazione di prigionieri palestinesi in cambio degli ostaggi. Tra i nomi di detenuti richiesti, figurano figure di spicco come Marwan Barghouti e Ahmad Sa’adat. Fonti di Hamas hanno fatto sapere che non rinunceranno a garantire il rilascio di questi prigionieri, anche a costo di compromettere l’accordo.
Inoltre, la delegazione di Hamas, guidata da Khalil al-Hayya, sta negoziando parallelamente con l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) per assicurarsi che il futuro di Gaza includa l’ANP. Mahmoud Abbas, presidente dell’ANP, ha promesso riforme, compresa una nuova costituzione e elezioni, ma solo se Hamas accetterà il diritto di Israele a esistere.
Un’ulteriore controversia è emersa riguardo al recupero dei corpi degli ostaggi uccisi, con Hamas che ha dichiarato di aver avviato il processo, ma i media affiliati al gruppo hanno smentito tali affermazioni, definendole false.
Netanyahu: tra scetticismo e speranza per un accordo
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha espresso il suo scetticismo riguardo alla possibilità che Hamas accetti di rilasciare gli ostaggi. “Spero che accada, ma non posso garantirlo”, ha dichiarato. Ha messo in evidenza che, qualora Hamas non dovesse accettare l’accordo, gli Stati Uniti sosterranno Israele in un’azione decisiva contro il gruppo.
Netanyahu ha sottolineato che non si passerà ad altre clausole finché non sarà garantito il rilascio di tutti gli ostaggi, vivi e morti. Ha anche manifestato la sua preoccupazione riguardo alla risposta condizionata di Hamas al piano, che ha suscitato una reazione negativa da parte di Trump.
Anche Gideon Sa’ar, ministro degli Esteri israeliano, ha espresso un cauto ottimismo, affermando che si sta lavorando per raggiungere un accordo il più rapidamente possibile. Ha avvertito che le trattative con Hamas possono rivelarsi complicate, ma ha ribadito la fiducia negli sforzi internazionali per porre fine al conflitto.