Il 5 ottobre 2025, l’Associazione Luca Coscioni ha lanciato un appello per la campagna “Aborto senza ricovero”, mirata a deospedalizzare l’aborto farmacologico in Italia. Le portavoce dell’iniziativa, Filomena Gallo e Chiara Lalli, hanno sottolineato l’importanza di garantire alle donne il diritto di scegliere la procedura farmacologica e di poter assumere il secondo farmaco, il misoprostolo, direttamente a casa. Questo approccio, secondo le promotrici, non solo rispetta il diritto di scelta delle donne, ma permette anche un uso più efficiente delle risorse sanitarie, evitando sprechi.
Obiettivi della campagna “aborto senza ricovero”
La campagna, avviata nel maggio 2025, si propone di spostare il processo di interruzione volontaria di gravidanza da strutture ospedaliere a consultori e poliambulatori. Tale cambiamento mira a facilitare l’accesso all’aborto farmacologico, un’opzione già disponibile in Italia dal 2020 grazie a nuove linee guida ministeriali. Tuttavia, come evidenziato da Gallo e Lalli, questa possibilità è effettivamente praticabile solo in due regioni: il Lazio e l’Emilia-Romagna. L’Associazione Luca Coscioni ha denunciato che l’opposizione alla deospedalizzazione dell’aborto farmacologico è di natura ideologica, contraria ai principi di salute pubblica che richiedono l’appropriatezza delle prestazioni sanitarie.
Costi e vantaggi dell’aborto farmacologico
L’Associazione ha messo in evidenza i costi associati alle diverse modalità di aborto. Nel Lazio, il rimborso per la procedura ambulatoriale si attesta attorno ai 75 euro, coprendo solo il costo dei farmaci. Al contrario, in Veneto, il rimborso per l’aborto farmacologico in ospedale può variare tra 205 e 6.015 euro per accesso. Queste cifre dimostrano come il ricovero non aumenti la sicurezza della procedura, ma ne innalzi notevolmente i costi. Gallo e Lalli hanno invitato a considerare l’importanza di un’informazione corretta riguardo alla legge 194 e alla salute riproduttiva, sottolineando che l’accesso all’aborto non dovrebbe dipendere dalla residenza delle donne.
Il supporto delle organizzazioni
La campagna “Aborto senza ricovero” ha ricevuto l’adesione di diverse organizzazioni, tra cui la Casa Internazionale delle Donne, Una Nessuna Centomila, e Medici senza Frontiere. Queste realtà si uniscono nel richiedere che l’aborto farmacologico sia garantito in tutti i consultori e poliambulatori, consentendo alle donne di assumere il secondo farmaco a domicilio. Le ginecologhe Mirella Parachini e Anna Pompili hanno aggiunto che le barriere alla deospedalizzazione sono esclusivamente di natura ideologica e che un ricovero non necessario rappresenta uno spreco di risorse pubbliche, oltre a essere potenzialmente dannoso per la salute delle donne.
Le dichiarazioni di Gallo e Lalli evidenziano la necessità di un cambiamento nel modo in cui viene gestita l’interruzione volontaria di gravidanza, puntando a un sistema che rispetti i diritti delle donne e utilizzi le risorse sanitarie in modo più efficace.