Un’importante opera satirica dello scrittore britannico J.R.R. Tolkien, noto per la sua vasta produzione letteraria, vedrà la luce il 9 ottobre 2025. Si tratta di ‘The Bovadium Fragments‘, un racconto che offre una critica incisiva all’industrializzazione e alla crescente dipendenza dalle automobili. Questa storia, scritta tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60, verrà pubblicata postuma dalla casa editrice HarperCollins nel Regno Unito, mentre negli Stati Uniti sarà distribuita da William Morrow a partire dal 18 novembre.
La pubblicazione di questa “fantasia satirica” è stata possibile grazie al lavoro di curatela del figlio di Tolkien, Christopher Tolkien, recentemente scomparso. Il volume conterrà illustrazioni originali realizzate dallo stesso autore e un saggio introduttivo di Richard Ovenden, intitolato ‘The Origin of Bovadium‘, che fornirà un contesto storico e culturale per comprendere la genesi dell’opera.
La trama di ‘The bovadium fragments’
Ambientata in una Oxford trasformata e ribattezzata ‘Bovadium‘, la narrazione di Tolkien si concentra sulle profonde trasformazioni urbane avvenute nella città nel periodo del dopoguerra. All’epoca, Tolkien era professore a Merton College e osservava con crescente preoccupazione l’espansione dell’industria automobilistica, rappresentata dal “Daemon of Vaccipratum“, un chiaro riferimento a Lord Nuffield e agli stabilimenti automobilistici di Cowley.
HarperCollins descrive ‘The Bovadium Fragments‘ come un “resoconto satirico delle conseguenze del culto della macchina“. Sebbene l’opera si presenti leggera nella forma, i suoi contenuti sono carichi di significati profondi e attuali. Richard Ovenden, curatore del volume, sottolinea come Tolkien fosse profondamente turbato dai cambiamenti imposti dall’industria automobilistica alla sua città , un sentimento che emerge chiaramente nel testo.
L’avversione di tolkien per l’industrializzazione
Sebbene J.R.R. Tolkien sia conosciuto principalmente per ‘Il Signore degli Anelli‘ e il suo vasto universo della Terra di Mezzo, l’autore ha spesso espresso nelle sue opere una forte avversione per l’industrializzazione e una profonda venerazione per la natura. Questi temi si riflettono anche in ‘The Bovadium Fragments‘, che, pur non appartenendo all’universo di Arda, rappresenta un’ulteriore testimonianza della versatilità di Tolkien e della sua capacità di utilizzare la fantasia come strumento di critica sociale.
Nella biografia ufficiale di Tolkien, Humphrey Carpenter menziona l’esistenza di questo manoscritto, descrivendolo come “una parabola della distruzione di Oxford a causa dei motori, che bloccano le strade, soffocano gli abitanti e infine esplodono”. Clyde S. Kilby, collaboratore di Tolkien, spiega perché il testo non fu pubblicato all’epoca: “Conteneva elementi che lo rendevano impubblicabile, come un uso abbondante del latino e una vena giocosa che rischiava di oscurare i suoi messaggi più profondi”.
‘The Bovadium Fragments‘ rappresenta l’ultima opera curata da Christopher Tolkien, il quale ha dedicato la sua vita a ordinare, revisionare e pubblicare i manoscritti lasciati dal padre. In questa storia, si intrecciano ironia accademica, amarezza ecologica e l’elegante erudizione tipica dello scrittore di Oxford. Tolkien si diverte a parodiare le pomposità degli archeologi e le “brutture delle stoviglie da mensa universitaria“, mentre lancia un grido d’allerta che risuona attuale anche ai giorni nostri.
Arricchita dai disegni dell’autore, l’opera si configura come un “codicillo testamentario” nella produzione letteraria di Tolkien. Un’opera che, pur presentando una voce diversa, rimane coerente con il suo pensiero. Si tratta di un piccolo gioiello di satira e malinconia, che invita a riflettere sul costo del progresso e sulla vulnerabilità del mondo naturale.