‘Un nuovo romanzo di Cristina Comencini: l’epoca felice’

Lorenzo Di Bari

Settembre 30, 2025

Il 30 settembre 2025, si fa luce su un tema di grande rilevanza sociale e culturale: la ricerca della felicità. Il nuovo romanzo di Cristina Comencini, intitolato “L’epoca felice”, sarà disponibile in libreria dal 14 ottobre e offre una riflessione profonda sull’importanza di riscoprire la gioia come atto di resistenza e autenticità.

Il contesto storico e sociale degli anni settanta

Negli anni settanta, molte famiglie borghesi si trovavano a dover affrontare le sfide dell’adolescenza in modi che oggi possono sembrare estremi. In questo periodo, le ‘esuberanze’ giovanili venivano spesso trattate con lunghi soggiorni in cliniche specializzate, luoghi che promettevano sedazione e normalizzazione. Rosa, la protagonista del romanzo, è una di queste giovani che ha vissuto sulla propria pelle l’ansia dei genitori, preoccupati per i suoi brutti voti e per un’energia che non riuscivano a gestire. Affidata a uno di questi centri di cura, Rosa ha trascorso anni lontana dalla propria vita, ma il suo ritorno in Italia segna un nuovo inizio.

Ora adulta e medico con un’esperienza di missioni umanitarie, Rosa è accolta dalle sue sorelle. Una vecchia fotografia scattata durante una gita in montagna riporta alla luce ricordi dimenticati, facendole riconoscere la parte più autentica di sé stessa. La ricerca della sua identità la porterà a interrogarsi su chi fosse quella ragazza spensierata e su chi fosse il giovane che scattò quella foto, un gesto che ora le appare carico di significato. Per ricomporre i pezzi della sua memoria, Rosa si avvale del supporto delle sue sorelle: Margherita, che conserva ricordi nitidi di quel periodo, e Viola, la più giovane, pronta a rompere il silenzio familiare.

La felicità come tema centrale

Cristina Comencini, attraverso la sua scrittura, riesce a illuminare l’adolescenza come un prisma in grado di riflettere la felicità in tutte le sue sfumature. L’autrice sottolinea che la felicità non è solo un sogno, ma una possibilità concreta che non deve essere sottratta. In un contesto spesso scoraggiante, la gioia diventa una meta fragile, ma reale, un sentimento profondo che può ancora essere coltivato.

Il romanzo “L’epoca felice” si propone di esplorare la felicità come una forma di resistenza e di intimità. Comencini invita a riscoprire il valore della presenza e della curiosità, che nei bambini rappresentano una condizione naturale. Gli occhi dei più piccoli non sono carichi di aspettative, ma riflettono solo il desiderio di vivere. Questa lezione, purtroppo, tende a perdersi con la crescita.

Durante l’adolescenza, la ricerca della felicità si trasforma in un bisogno urgente di dare senso alla vita. Tuttavia, è spesso il mondo degli adulti, con le sue regole rigide e le sue paure, a reprimere questa scintilla vitale. Come affermava Natalia Ginzburg, agli adolescenti non servono prediche, ma è sufficiente una presenza silenziosa e comprensiva. Rosa vive questa realtà durante la sua giovinezza, dove la libertà e l’urgenza di fare diventano il motore delle sue giornate.

La trasformazione della felicità nell’età adulta

Con il passare degli anni, la felicità si trasforma da un’esperienza spontanea a un obiettivo da perseguire. Questo cambiamento porta con sé il rischio di perdere di vista il vero significato della gioia. La felicità viene vista come qualcosa da costruire e guadagnarsi, spesso riducendosi a una mera prestazione. In questo contesto, è facile dimenticare che la felicità può essere una presenza silenziosa, non un traguardo da raggiungere.

La cultura contemporanea tende a ignorare questo concetto. I media, ad esempio, non trovano spazio per la felicità, considerandola troppo mite e profonda per il palcoscenico del mondo dello spettacolo. Anche nella letteratura, prevalgono visioni disilluse, come il pensiero leopardiano, che considera il piacere come qualcosa di effimero e sempre legato all’affanno.

Fin da piccoli, i messaggi ricevuti possono influenzare negativamente la percezione della felicità. Frasi come “La vita è dura” e “Accontentati” non educano alla fiducia, ma piuttosto alla rinuncia. Anche i giovani di oggi, pur vivendo in un contesto diverso, si trovano a fronteggiare una logica simile. Le “vacanze dei diciottenni”, che dovrebbero rappresentare un momento di leggerezza, sono spesso caratterizzate da ansie e controlli.

La domanda che sorge spontanea è se la nostra società, più della legge, ci autorizzi davvero a cercare la felicità. Il romanzo di Cristina Comencini rappresenta una risposta delicata e potente a questa questione, invitando a tornare alle radici della gioia e della libertà.

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