Il 30 settembre 2025, la situazione degli ostaggi israeliani nella Striscia di Gaza continua a preoccupare le famiglie coinvolte. Secondo fonti locali, il governo di Benjamin Netanyahu non avrebbe adottato misure sufficienti per garantire il loro ritorno a casa dopo il rapimento avvenuto il 7 ottobre 2023. In quella data, un attacco da parte di gruppi terroristici guidati da Hamas ha portato alla cattura di oltre 250 persone, con attualmente 48 ostaggi ancora nelle mani dei rapitori.
Il numero degli ostaggi attuali
Le informazioni rivelate dal Times of Israel indicano che tra i 48 ostaggi, 47 sono stati rapiti durante l’attacco del 2023. Le forze di difesa israeliane (IDF) hanno confermato la morte di almeno 26 persone, i cui corpi sono attualmente in possesso di Hamas. Si stima che solo 20 degli ostaggi siano ancora vivi. Tra le vittime, si trova anche il corpo di un ufficiale delle IDF, ucciso durante un conflitto a Gaza nel 2014. Questo scenario ha generato un clima di ansia e angoscia tra i familiari, che chiedono un intervento più deciso da parte del governo israeliano.
Le dichiarazioni delle Brigate al-Qassam
Recentemente, le Brigate al-Qassam, il braccio armato di Hamas, hanno comunicato di aver perso contatti con due ostaggi a causa delle operazioni militari israeliane in corso. Secondo quanto riportato, un piano proposto dall’ex presidente americano Donald Trump prevede il rilascio di tutti gli ostaggi, vivi e deceduti, entro 72 ore dall’accettazione pubblica dell’accordo da parte di Israele. Questo piano è stato accolto con scetticismo da parte degli osservatori, soprattutto dopo che Netanyahu ha confermato di aver accettato le proposte di Trump per porre fine al conflitto.
Le promesse di Netanyahu e le preoccupazioni delle famiglie
Benjamin Netanyahu ha ripetutamente dichiarato il suo impegno a riportare a casa gli ostaggi, sottolineando che il governo non li ha dimenticati. Durante il suo intervento all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha ribadito questa promessa. Tuttavia, i parenti degli ostaggi esprimono frustrazione, ritenendo che le azioni concrete intraprese fino ad ora non siano state all’altezza delle aspettative. La loro richiesta di maggiore attenzione e intervento da parte delle autorità continua a crescere, mentre la situazione nella Striscia di Gaza rimane critica e incerta.