Gaza, le prospettive future dopo la conclusione del conflitto: analisi e scenari

Lorenzo Di Bari

Settembre 29, 2025

Nel contesto di un conflitto che continua a mietere vittime e a generare sofferenza, il 29 settembre 2025, si svolge un incontro cruciale alla Casa Bianca tra Donald Trump e Benjamin Netanyahu. Questo faccia a faccia è atteso con grande interesse, poiché potrebbe rappresentare una svolta significativa per la pace nella Striscia di Gaza, martoriata da operazioni militari israeliane in risposta all’attacco avvenuto il 7 ottobre 2023.

Proposte per la pace nella Striscia di Gaza

Diverse iniziative sono state messe in campo per tentare di porre fine alle ostilità. Tra queste, spiccano il piano di Donald Trump, l’ipotesi di un ritorno di Tony Blair, nonché un’iniziativa franco-saudita. Queste proposte mirano a stabilire un cessate il fuoco duraturo e a garantire un futuro di stabilità per la popolazione palestinese. Il premier israeliano Netanyahu ha manifestato la sua determinazione a perseguire gli obiettivi militari, mentre Trump ha espresso ottimismo riguardo a un possibile accordo. Tuttavia, Hamas, che controlla la Striscia dal 2007, ha dichiarato di non aver ricevuto alcuna proposta concreta.

Il piano di Trump

Il piano proposto dall’amministrazione Trump, descritto come una proposta articolata in 21 punti, è stato presentato ai leader arabi in una riunione tenutasi martedì scorso. Secondo quanto riportato dalla CNN, il piano prevede che Hamas restituisca gli ostaggi vivi e le salme di quelli deceduti entro 48 ore dall’accordo. In cambio, coloro che si impegneranno a una coesistenza pacifica con Israele riceveranno garanzie di amnistia e un passaggio sicuro per lasciare Gaza. Entrambe le parti dovrebbero avviare un dialogo per una coesistenza pacifica, con Israele che si impegna a non intraprendere più operazioni contro Hamas in Qatar. La CNN menziona anche un cessate il fuoco “permanente” e un “ritiro graduale” delle forze israeliane dalla Striscia.

Il piano di Tony Blair

Recenti rapporti indicano che l’ex primo ministro britannico Tony Blair è coinvolto in discussioni per la creazione di un’autorità di transizione per la Gaza post-conflitto. Secondo la BBC, questa proposta, che avrebbe il supporto della Casa Bianca, prevede che Blair assuma la guida di un’autorità di governo sostenuta dall’ONU e dai Paesi del Golfo. Questa autorità dovrebbe gestire la Striscia per un periodo di cinque anni, prima di trasferire il potere ai palestinesi. La sede iniziale dell’autorità sarebbe Al-Arish, in Egitto, fino alla stabilizzazione della situazione a Gaza.

Iniziativa franco-saudita

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione a favore della “dichiarazione di New York“, frutto della collaborazione tra Francia e Arabia Saudita. Questa risoluzione chiede il ritiro delle forze israeliane dalla Striscia e propone la creazione di un comitato transitorio che opererebbe sotto l’egida dell’Autorità palestinese. Si ipotizzano elezioni entro un anno dal cessate il fuoco, con il dispiegamento di una missione internazionale temporanea di stabilizzazione.

Possibile nuovo governatore per Gaza

Un nome che circola come potenziale governatore della Striscia è quello di Samir Halilah, un imprenditore palestinese con un passato politico significativo. Secondo Ynet, Halilah è stato oggetto di discussioni per un incarico che potrebbe facilitare la transizione verso un governo post-conflitto accettato da entrambe le parti. Halilah ha confermato che esiste una proposta sul tavolo da un anno e mezzo, accettata da Hamas, che prevede un accordo per la cessazione delle ostilità e il ritiro delle forze israeliane, con l’ingresso di forze arabe sotto supervisione americana.

Il futuro della Striscia di Gaza rimane incerto, ma le varie proposte in discussione offrono spunti per una possibile risoluzione del conflitto e un miglioramento delle condizioni di vita per la popolazione locale.

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