Il 26 settembre 2025, durante l’evento per il ventesimo anniversario della Paolo Chiesi Foundation, la dottoressa Queen Dube, responsabile del Newborn Health Program presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), ha evidenziato l’importanza del contributo delle organizzazioni filantropiche nel migliorare la salute neonatale. L’incontro, svoltosi il 25 settembre presso l’Auditorium della sede centrale di Chiesi Farmaceutici a Parma, ha messo in luce i progressi compiuti e le sfide ancora da affrontare.
Progressi nella riduzione della mortalità neonatale
La dottoressa Dube ha sottolineato che negli ultimi due decenni si è assistito a un significativo abbassamento della mortalità neonatale, con una riduzione globale del 44%. Tuttavia, nella regione africana, il calo è stato solo del 26%, evidenziando una disparità preoccupante. “L’80% delle morti neonatali è prevenibile”, ha affermato Dube, richiamando l’attenzione sulla necessità di un approccio collaborativo tra enti filantropici e governi nazionali. L’esperta ha messo in evidenza come molte fondazioni stiano investendo risorse per affrontare le sfide legate alla salute materna e neonatale, e ha invitato a riflettere su come queste possano lavorare in sinergia con le istituzioni governative.
Investimenti strategici per migliorare gli esiti di salute
Dube ha delineato alcuni dei principali fattori che possono essere modificati per ridurre la mortalità infantile. Ha evidenziato l’importanza della salute materna, affermando che “la salute del nascituro non può essere separata da quella della madre”. Investimenti mirati nell’assistenza prenatale, come lo screening per la sifilide, possono avere un impatto diretto sulla sopravvivenza del neonato. “Trattare una donna in gravidanza con un test positivo aumenta enormemente le possibilità di sopravvivenza del bambino“, ha spiegato Dube.
Un altro aspetto cruciale è l’assistenza al parto. Dube ha affermato che il monitoraggio del travaglio e del parto ha un impatto diretto sulla sopravvivenza neonatale. Inoltre, ha sottolineato l’importanza delle visite postnatali nei primi giorni di vita, che hanno dimostrato di migliorare gli esiti di salute. L’ampliamento delle cure di secondo livello per neonati prematuri e malati, come la ventilazione per neonati con difficoltà respiratorie, è fondamentale per ridurre la mortalità neonatale.
Le sfide da affrontare in Africa
Nonostante i progressi, Dube ha avvertito che la maggior parte delle morti neonatali si verifica ancora in Africa, in particolare nell’Africa sub-sahariana, che rappresenta circa la metà dei decessi globali. Ha sottolineato che ci sono ancora molte sfide da affrontare, come la limitata diffusione delle cure di secondo livello e il fatto che molte donne partoriscono ancora a casa. La qualità dell’assistenza intrapartum nelle strutture sanitarie richiede miglioramenti significativi.
Dube ha invitato a concentrare gli sforzi nelle aree più vulnerabili, come quelle colpite da conflitti e fragilità, dove il carico di mortalità è maggiore. “Rafforzare le cure neonatali essenziali è fondamentale”, ha affermato, sottolineando la necessità di garantire l’accesso a strutture sanitarie adeguate e ben attrezzate. Ha concluso affermando che è nei luoghi in cui il bisogno è più grande che le risorse devono essere concentrate per fare la differenza.