La crescente diffusione dei droni iraniani, noti come Shahed, ha attirato l’attenzione globale, specialmente dopo il loro impiego da parte della Russia nel conflitto in Ucraina. A partire dal 2022, questi velivoli hanno dimostrato una notevole efficacia, spingendo diverse nazioni, tra cui Stati Uniti, Cina, Francia e Regno Unito, a investire risorse significative per sviluppare modelli simili. Il Wall Street Journal evidenzia come l’Occidente stia cercando di colmare il gap tecnologico con l’Iran, avviando una vera e propria corsa alla replica di questi droni a basso costo.
Cosa sono e quali sono i vantaggi di questi droni
Gli Shahed, concepiti dall’Iran nei primi anni 2000, sono stati utilizzati in vari conflitti, inclusi attacchi contro Israele e operazioni condotte da gruppi sostenuti da Teheran in Medio Oriente. Questi droni si caratterizzano per un costo contenuto, oscillante tra 35.000 e 60.000 dollari per unità , e un’autonomia che supera i 1.600 chilometri. Il loro design, che presenta un’ala triangolare, consente una produzione economica, in quanto non richiede componenti strutturali complessi. Steve Wright, esperto di progettazione di droni, ha sottolineato come l’uso di materiali come fibra di vetro e fibra di carbonio, insieme a un motore a elica, contribuisca a mantenere i costi bassi.
Il generale Andre Steur, comandante della Royal Netherlands Air and Space Force, ha messo in evidenza la necessità di arsenali economici e numerosi, evidenziando l’inadeguatezza delle attuali forniture occidentali in questo ambito, soprattutto alla luce delle esigenze emerse durante il conflitto ucraino.
I prototipi Usa
Negli Stati Uniti, aziende come SpektreWorks e Griffon Aerospace stanno lavorando a prototipi ispirati agli Shahed, come il Lucas e l’Arrowhead, in risposta a un memorandum del Segretario della Difesa, Pete Hegseth. Altri modelli occidentali, come il britannico SkyShark, puntano a prestazioni superiori, raggiungendo velocità di 450 chilometri orari, quasi quattro volte quella del Shahed-136, con costi stimati tra 50.000 e 65.000 dollari. Anche la francese Mbda ha sviluppato un drone d’attacco a lungo raggio, la cui spesa è notevolmente inferiore rispetto ai missili da crociera.
La guerra in Ucraina ha reso evidente l’urgenza di trovare alternative economiche ai missili tradizionali, che superano il milione di dollari e richiedono oltre un anno per la produzione. La Russia ha iniziato a utilizzare i droni Shahed a fine 2022, dopo aver siglato un accordo con l’Iran per l’acquisto e la produzione locale. Da quel momento, ha lanciato migliaia di droni contro obiettivi in Ucraina, spesso utilizzandoli come “esche” per distrarre le difese aeree e aprire la strada a missili devastanti. Secondo esperti come James Patton Rogers del Cornell Brooks Tech Policy Institute, la capacità di attaccare a lungo raggio con sciami di droni a basso costo rappresenta una delle principali minacce per la sicurezza internazionale.