Cambiamenti interni in Russia: iniziano le rimozioni tra i giudici

Lorenzo Di Bari

Settembre 26, 2025

L’influenza del giudice Viktor Momotov, figura di spicco nel panorama giudiziario russo, è stata messa in discussione a seguito di gravi accuse di corruzione e legami con la criminalità organizzata. Momotov, presidente del Consiglio dei giudici dal 2016 e membro della Corte suprema dal 2010, è stato coinvolto in quello che è stato definito il “Watergate russo“. La Procura generale ha formalmente accusato il giudice di avere interessi illeciti in una catena di alberghi, portando a un’azione legale che ha scosso le fondamenta del sistema giudiziario russo.

Le accuse contro Viktor Momotov

Il 15 gennaio 2025, la Procura generale ha presentato le accuse contro Momotov presso il tribunale di Ostankino a Mosca. Secondo le indagini, il giudice avrebbe una partecipazione non ufficiale nella catena di alberghi Marton, che opera in almeno sette regioni della Russia, compresa Mosca. La catena è di proprietà di Andrey Marchenko, un uomo d’affari di 54 anni, descritto come un esponente della criminalità organizzata di Krasnodar. Le autorità hanno ordinato la confisca di beni per un valore totale di circa 107,7 milioni di dollari, comprendente 95 proprietà, tra cui hotel, centri benessere e locali notturni.

Le indagini hanno rivelato che Momotov avrebbe mantenuto rapporti con Marchenko fin dai tempi universitari, quando il giudice insegnava diritto alla Università statale di Kuban. Dopo aver intrapreso una carriera imprenditoriale, Marchenko ha ceduto i suoi interessi a sua madre, che ha poi cambiato cognome, ma le autorità hanno messo in dubbio la legittimità di questa operazione, ritenendo che la madre non avesse i mezzi economici per giustificare tali acquisizioni.

Le implicazioni del caso

Il caso di Viktor Momotov si inserisce in un contesto più ampio di repressione delle attività illecite in Russia. Le autorità hanno intensificato le indagini su figure di spicco, e la Procura generale ha già nazionalizzato beni appartenenti a noti esponenti della malavita. Nel maggio 2025, un tribunale di Volgograd ha confiscato beni per un valore di 13 miliardi di rubli dall’ex presidente della Corte suprema dell’Adighezia, Aslan Trakhov, mentre un altro giudice della regione di Krasnodar ha subito la stessa sorte.

Le accuse rivolte a Momotov evidenziano un tentativo da parte delle autorità russe di recuperare beni e denaro attraverso indagini penali che coinvolgono anche membri dell’establishment. Igor Krasnov, Procuratore generale, ha dichiarato che il suo ufficio ha riportato sotto il controllo statale circa 2,4 mila miliardi di rubli (29,9 miliardi di dollari) di asset privati, un segno evidente di una strategia mirata a ripristinare l’autorità statale.

Un cambio di regime in corso

Le recenti azioni legali contro figure influenti come Momotov e Marchenko suggeriscono un cambiamento significativo all’interno della struttura di potere russa. Questo processo di ristrutturazione sembra mirare a generare un clima di paura e a riorganizzare l’establishment, come indicato dalle parole di Vladimir Putin, che ha parlato di un possibile passaggio di potere a favore di ex militari. La situazione attuale in Russia, caratterizzata da una crescente tensione e instabilità, lascia aperte molte domande sul futuro del paese e sul destino di coloro che hanno occupato posizioni di potere.

La portata delle indagini e le conseguenze per il sistema giudiziario russo saranno monitorate attentamente nei prossimi mesi, mentre il paese affronta sfide interne ed esterne che potrebbero ridefinire il suo assetto politico e sociale.

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