Il governo del Regno Unito, guidato dal premier Keir Starmer, ha annunciato l’intenzione di introdurre un sistema di identità digitale obbligatoria per i lavoratori. Questa misura, che potrebbe entrare in vigore entro la fine della legislatura attuale, ha già suscitato un acceso dibattito pubblico e una mobilitazione significativa da parte della cittadinanza.
Dettagli della proposta di identità digitale
Il 26 settembre 2025, il premier Starmer ha presentato il progetto, definendolo un’opportunità fondamentale per il paese. L’identità digitale, che sarà conservata su smartphone, dovrà essere utilizzata dai datori di lavoro per verificare il diritto al lavoro dei dipendenti. Secondo le informazioni fornite, il sistema non richiederà un’esibizione continua della ID, ma sarà necessario per l’assunzione. La piena operatività del sistema è prevista entro il 2029, e il governo ha assicurato che non ci saranno costi per l’implementazione. Per chi non possiede uno smartphone, saranno previste alternative fisiche. I dettagli tecnici riguardanti la biometria e la gestione dei dati saranno definiti attraverso una consultazione pubblica, con l’intenzione di garantire la trasparenza e il coinvolgimento dei cittadini.
Le reazioni e le critiche
L’annuncio ha immediatamente sollevato un’ondata di critiche da parte di organizzazioni per i diritti civili e cittadini. Le preoccupazioni riguardano il rischio di sorveglianza di massa, la vulnerabilità delle banche dati e l’esclusione di categorie sociali più deboli, come gli anziani o coloro che non possiedono competenze digitali. In risposta, è stata lanciata una petizione da Big Brother Watch, che ha raccolto oltre 500mila firme in poche ore, segnalando un forte malcontento tra la popolazione. I sostenitori della petizione avvertono che l’introduzione di un sistema di questo tipo potrebbe trasformare la vita quotidiana in un incubo distopico, caratterizzato da controlli costanti e accessi condizionati. Politicamente, si oppongono a questa misura il partito Reform di Nigel Farage, i conservatori e una parte della sinistra laburista, mentre i Liberal Democrats contestano l’obbligatorietà del sistema.
Le resistenze regionali
Le critiche sono particolarmente forti in Scozia e Irlanda del Nord. Il First Minister scozzese, John Swinney, ha espresso la sua opposizione all’etichetta “Brit Card” e all’idea di un documento obbligatorio. A Belfast, Michelle O’Neill del Sinn Féin ha definito la proposta “ridicola e mal concepita”, sollevando preoccupazioni riguardo a possibili conflitti con il Good Friday Agreement. Il governo britannico ha risposto affermando che si tratta di un sistema di ID digitale su smartphone, piuttosto che di una carta fisica da portare sempre con sé.
Un precedente storico
La questione dell’identità digitale non è nuova nel Regno Unito. Già nel 2006, il governo di Tony Blair aveva tentato di introdurre un registro nazionale attraverso la Identity Cards Act, misura che fu abrogata nel 2010 con la cancellazione di tutti i dati. La nuova proposta di Starmer riapre un dibattito delicato, collegandosi alla questione dell’immigrazione e del lavoro, e promettendo una semplificazione burocratica. La risposta della popolazione e delle forze politiche sarà cruciale nei prossimi mesi per determinare l’effettiva attuazione di questa riforma.