L’accordo recentemente raggiunto da Amazon prevede un rimborso di milioni di dollari per gli utenti americani che, tra la metà del 2019 e la metà del 2025, hanno sottoscritto il servizio Amazon Prime. Secondo le fonti statunitensi, il valore complessivo dell’intesa ammonta a 2,5 miliardi di dollari, cifra che include anche la sanzione prevista per la Federal Trade Commission (FTC).
Il 26 settembre 2025, alle ore 08:31, Politico ha riportato che ogni utente coinvolto potrà ricevere fino a 51 dollari. Diverse persone potrebbero richiedere il rimborso a causa delle pratiche di iscrizione e cancellazione, ritenute non sufficientemente chiare. Questa decisione arriva in seguito a un’indagine avviata nel 2023 dalla FTC, che ha messo in luce le tecniche utilizzate da Amazon per incentivare gli utenti a iscriversi a Prime, un servizio particolarmente apprezzato da chi acquista frequentemente online.
Le motivazioni dietro il pagamento di Amazon
Nel corso del procedimento, l’attenzione si è concentrata sulla complessità delle procedure di disdetta del servizio. Attualmente, negli Stati Uniti, l’abbonamento a Amazon Prime ha un costo annuale di 139 dollari o mensile di 14,99 dollari. La FTC ha evidenziato che le modalità di cancellazione del servizio erano eccessivamente intricate per gli utenti.
In una nota ufficiale, il colosso dell’e-commerce ha affermato: “Amazon e i nostri dirigenti hanno sempre rispettato la legge. Questo accordo ci consente di andare avanti e concentrarci sull’innovazione per i clienti”. La compagnia ha sottolineato l’impegno nel rendere l’iscrizione e la cancellazione dell’abbonamento a Prime più semplici e chiare, assicurando che continuerà a offrire un servizio di alta qualità ai milioni di abbonati in tutto il mondo. Amazon ha dichiarato di essere entusiasta riguardo alle future offerte per i propri clienti Prime.
Questo sviluppo rappresenta un’importante svolta per Amazon, che si trova a dover affrontare le critiche riguardo alle proprie pratiche commerciali. La decisione della FTC di intervenire è vista come un passo significativo nel garantire una maggiore trasparenza e protezione per i consumatori, in un contesto in cui le aziende tecnologiche sono sempre più sotto esame per le loro politiche di abbonamento e le pratiche commerciali.