Il panorama del FemTech in Italia sta vivendo un’importante evoluzione, con un numero crescente di iniziative imprenditoriali che si concentrano sul miglioramento della salute femminile. Questo settore, caratterizzato da un’alta partecipazione femminile, ha visto la nascita di quasi la metà delle sue realtà dal 2023 ad oggi. Il 25 settembre 2025, è stato ufficialmente lanciato il primo Osservatorio permanente promosso da Tech4Fem, in collaborazione con Minerva Lab della Sapienza Università di Roma. Il Report 2025, recentemente pubblicato e disponibile per il download gratuito, fornisce un’analisi dettagliata dell’ecosistema FemTech italiano, che conta attualmente 92 realtà operative.
Il contesto del femtech in italia
Il FemTech rappresenta un settore emergente, con una forte predominanza di donne tra i fondatori delle aziende. Secondo i dati del Report 2025, il 79% delle realtà attive ha almeno una donna tra i fondatori, un dato che si discosta notevolmente dalla media nazionale delle startup, dove solo il 19% ha una leadership femminile. Inoltre, circa un terzo delle imprese è guidato da fondatori singoli, prevalentemente donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni. Questo fenomeno riflette un desiderio crescente di molte donne di trasformare le proprie esperienze personali in opportunità per supportare altre donne, utilizzando innovazione e tecnologia per affrontare le sfide legate alla salute femminile.
Valeria Leuti, fondatrice e presidente di Tech4Fem, ha sottolineato l’importanza di questo movimento, affermando che c’è una forte urgenza per molte donne di contribuire attivamente alla creazione di soluzioni per il benessere femminile. La sua passione per il settore è evidente, e la creazione di una community globale rappresenta un passo significativo verso la connessione tra le diverse realtà FemTech nel mondo.
Le sfide economiche del settore
Nonostante l’entusiasmo e l’innovazione, il settore FemTech in Italia deve affrontare diverse sfide economiche. Il Report 2025 evidenzia che il 38% delle realtà non ha mai effettuato fundraising, mentre il 64% si autofinanzia. Solo il 13% delle aziende ha raccolto oltre 1 milione di euro, e circa il 50% delle imprese genera un fatturato inferiore ai 50.000 euro all’anno. Il giro d’affari complessivo del settore è stimato tra i 41 e i 100 milioni di euro, un dato che risulta sorprendente se confrontato con il mercato globale, che già vale oltre 60 miliardi di dollari e si prevede raggiunga i 120 miliardi entro il 2033.
Questa contraddizione mette in luce la necessità di investimenti e supporto per le imprese FemTech italiane, che potrebbero contribuire a colmare un’importante lacuna nella salute pubblica. Le donne, infatti, vivono in media più a lungo degli uomini, ma trascorrono il 25% della loro vita in cattive condizioni di salute, spesso a causa di patologie trascurate dalla ricerca e dagli investimenti. Secondo il McKinsey Health Institute e il World Economic Forum, affrontare il Women’s Health Gap potrebbe generare un impatto economico globale di oltre 1 trilione di dollari all’anno entro il 2040, sottolineando l’urgenza di un cambiamento nel settore della salute femminile.