Alessia Pifferi, i periti in aula: “Immaturità affettiva, ma lucida e consapevole”

Franco Fogli

Settembre 24, 2025

I periti incaricati dalla Corte d’Assise d’Appello hanno confermato le conclusioni di una dettagliata relazione di 65 pagine presentata nel mese di agosto. Le loro affermazioni indicano che non ci sono stati blackout e che il deficit cognitivo di Alessia Pifferi non ha influenzato le sue capacità decisionali.

Il 24 settembre 2025, durante il processo d’appello che coinvolge Alessia Pifferi, condannata all’ergastolo per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana, di soli 18 mesi, i periti hanno esposto i risultati di tre colloqui clinici, insieme ai risultati di test e all’analisi della documentazione relativa all’imputata. Il dottor Giacomo Francesco Filippini, psichiatra, ha evidenziato che, sebbene Alessia Pifferi presenti segni di un disturbo del neurosviluppo con fragilità cognitiva, mantiene una “piena capacità di intendere e di volere”.

Il neuropsichiatra infantile Stefano Benzoni ha analizzato la storia di Alessia Pifferi, ribadendo la presenza di un disturbo del neurosviluppo, ma ha anche sottolineato l’insufficienza di dati riguardanti la sua vita scolastica. Inoltre, ha evidenziato come i deficit cognitivi riscontrati siano scarsamente invalidanti per le sue autonomie personali. Anche la neuropsicologa Nadia Bolognini ha confermato che, nonostante la fragilità emotiva presente, questa non ha avuto un impatto significativo sulla capacità di intendere e volere di Alessia Pifferi, in particolare in relazione alla morte della bambina, avvenuta nell’estate del 2022.

Le valutazioni cliniche e le evidenze dei periti

I periti hanno fornito un quadro complesso della situazione clinica di Alessia Pifferi, basato su dati documentali, test clinici e colloqui condotti in carcere. Hanno descritto problematiche nelle aree affettivo-relazionali e cognitive, riscontrate fin dall’infanzia, ma hanno anche notato un’evoluzione in senso migliorativo in età adulta. Tuttavia, i deficit cognitivi persistono, sebbene siano considerati scarsamente invalidanti per le autonomie personali. Questo aspetto, come sottolineato dai periti, non influisce sulla capacità di intendere e di volere della donna.

Il dottor Filippini ha affermato che i disturbi riscontrati in Alessia Pifferi non hanno avuto un impatto pervasivo sulle sue decisioni. Ha chiarito che il deficit cognitivo, pur non essendo patologico, non ha influenzato la scelta di abbandonare la figlia. Le difficoltà relazionali e i problemi di attenzione e memoria, riconosciuti dagli esperti, non devono essere interpretati come una simulazione. La nuova perizia, infatti, si propone di superare i sospetti di presunta finzione legati ai precedenti test.

La complessità della situazione di Alessia Pifferi

Gli esperti hanno descritto Alessia Pifferi come una persona con fragilità emotive, ma hanno escluso l’idea che la sua mente si sia “spenta” al momento dell’abbandono della figlia. Filippini ha definito questa interpretazione come un approccio semplicistico per spiegare una situazione complessa e difficile da accettare. L’abbandono della bambina, avvenuto per un periodo di sei giorni, è stato considerato un tentativo di rielaborazione da parte della donna, che ha scelto di stare con il fidanzato.

Le dichiarazioni dei periti, dunque, pongono in evidenza una serie di sfide e problematiche che Alessia Pifferi ha affrontato nel corso della sua vita, ma che non giustificano le sue azioni. I risultati delle valutazioni cliniche evidenziano la necessità di una comprensione più profonda della sua condizione, senza cadere nel giudizio semplificato.

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