Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha recentemente espresso preoccupazioni riguardo all’uso del paracetamolo, noto anche come Tylenol, da parte delle donne in gravidanza. Durante un evento tenutosi il 22 settembre 2025 alla Casa Bianca, Trump ha avvertito che l’assunzione di questo farmaco potrebbe essere collegata a un “rischio notevolmente aumentato di autismo“. La sua dichiarazione arriva in un contesto in cui la Food and Drug Administration (FDA) americana si prepara a informare i medici riguardo ai potenziali rischi associati all’uso di questo analgesico.
Le raccomandazioni del presidente Trump
Durante la conferenza stampa, il presidente Trump ha chiarito la sua posizione, esortando le donne incinte a limitare l’uso del Tylenol, a meno che non sia assolutamente necessario. Ha specificato che, in caso di febbre molto alta, potrebbe essere giustificato l’uso del farmaco, ma ha sottolineato che le donne dovrebbero essere prudenti. Queste affermazioni si inseriscono in un dibattito più ampio riguardo alla sicurezza dei farmaci da banco durante la gravidanza. Tradizionalmente, il Tylenol è considerato l’unico antidolorifico sicuro per le donne in stato interessante, mentre altri farmaci come l’ibuprofene e l’aspirina possono comportare rischi maggiori.
Trump ha evidenziato che non trattare la febbre può rivelarsi pericoloso sia per la madre che per il feto, ma ha anche avvertito che le donne dovrebbero essere informate sui potenziali effetti collaterali del paracetamolo. Nonostante le affermazioni del presidente, molti esperti di salute pubblica hanno ribadito che l’autismo è un fenomeno complesso causato da molteplici fattori, e che non esiste una prova scientifica definitiva che colleghi l’uso del Tylenol durante la gravidanza a un aumento del rischio di autismo.
Modifiche al programma vaccinale
Oltre alle sue osservazioni sul paracetamolo, Trump ha anche sollevato interrogativi riguardo al programma vaccinale di routine per i neonati. Ha dichiarato che non c’è “nessun motivo” per vaccinare i bambini contro l’epatite B nei primi mesi di vita. Secondo il presidente, sarebbe preferibile attendere fino all’età di 12 anni, quando il bambino è più sviluppato. Questa posizione ha suscitato reazioni contrastanti tra esperti e professionisti della salute, che sottolineano l’importanza delle vaccinazioni precoci per prevenire malattie gravi.
La questione della vaccinazione dei neonati è sempre stata oggetto di dibattito, e le affermazioni di Trump potrebbero influenzare le opinioni pubbliche e le decisioni delle famiglie riguardo alla salute dei loro figli. Mentre alcuni genitori potrebbero sentirsi rassicurati dalle parole del presidente, altri potrebbero essere preoccupati per le implicazioni di un ritardo nella vaccinazione.
Le recenti dichiarazioni di Trump riguardo al paracetamolo e alle vaccinazioni rappresentano un importante punto di discussione in un periodo in cui la salute materna e infantile è al centro dell’attenzione. Con il supporto della FDA, le future politiche sanitarie potrebbero essere influenzate da queste posizioni, portando a un cambiamento significativo nel modo in cui vengono gestiti i farmaci e le vaccinazioni per le donne in gravidanza e i neonati.