Con l’avvicinarsi dell’età adulta, il costo per mantenere un figlio in Italia diventa sempre più significativo. Secondo le stime del 2025, le famiglie devono affrontare spese che possono raggiungere i 110.000 euro per l’intero percorso scolastico, dalle scuole medie fino alle superiori.
Nel contesto attuale, crescere un figlio in Italia da 0 a 18 anni richiede un investimento compreso tra i 107.000 e i 205.000 euro, con una media di circa 156.000 euro, che equivale a oltre 8.500 euro all’anno. Questo rappresenta un incremento del 12% rispetto ai dati registrati nel 2022, mentre l’inflazione ha mostrato una crescita media di circa il 9% nello stesso periodo. Pertanto, rispetto a tre anni fa, il costo per accompagnare un figlio fino alla maggiore età è aumentato di circa 16.000 euro. Queste informazioni emergono da un’analisi condotta da Moneyfarm, una società di consulenza finanziaria con un approccio digitale.
L’ammontare totale delle spese varia notevolmente in base alle esigenze e alle possibilità economiche di ciascuna famiglia. Prima della nascita, una coppia di futuri genitori deve considerare una spesa media di circa 5.000 euro per visite mediche, ecografie, corsi preparto, sala parto e corredo per il neonato. Dopo la nascita, i costi aumentano in modo esponenziale, specialmente nelle grandi città come Roma e Milano, dove i prezzi superano di almeno il 20% la media nazionale.
Con l’avanzare dell’età , il mantenimento di un figlio diventa sempre più oneroso, con un aumento significativo a partire dalla scuola primaria.
Costi per fasce d’etÃ
Per i bambini da 0 a 3 anni, il costo varia tra 11.700 e 27.000 euro per i primi quattro anni di vita, con spese che comprendono prodotti per la prima infanzia, assistenza come nido o babysitter e acquisti essenziali come passeggini e culle.
Per i bambini di 4 e 5 anni, la spesa aumenta leggermente, oscillando tra 10.700 e 30.000 euro, principalmente a causa dell’ingresso nella scuola dell’infanzia, che comporta costi per mensa, materiale didattico e attività extrascolastiche.
Nel periodo della scuola primaria, che va dai 6 agli 11 anni, le spese salgono significativamente, con un costo che si aggira tra 31.500 e 46.000 euro. Le voci di spesa più rilevanti includono trasporti, mensa scolastica, doposcuola e attività sportive o culturali.
Per la fascia di età 12-18 anni, il costo continua a crescere, raggiungendo tra 75.000 e 109.700 euro per l’intero ciclo delle scuole medie e superiori. Le principali spese riguardano l’istruzione, la tecnologia come smartphone e computer, il tempo libero, viaggi studio, abbigliamento e supporto scolastico come ripetizioni e test universitari.
Il picco massimo di spesa si verifica tra i 15 e i 18 anni, dove la media annuale per mantenere un figlio si avvicina a 11.750 euro.
Spese specifiche e impatti sulle famiglie
Per fare un esempio concreto, dalla nascita fino ai 18 anni, le famiglie possono arrivare a spendere fino a 40.600 euro solo per l’alimentazione, con un incremento di quasi 6.000 euro rispetto a tre anni fa. Per quanto riguarda la tecnologia, come computer e tablet, la spesa può arrivare a 8.500 euro, mentre le attività socioculturali richiedono una media di 18.000 euro, rispetto ai 16.000 euro di tre anni fa.
Nella fascia di età 6-8 anni, le spese più impegnative per le famiglie comprendono la mensa scolastica, che può variare tra 1.000 e 2.200 euro per il triennio, il doposcuola, che ha un costo medio stimato di 2.200 euro, le attività sportive, e i campi estivi, con spese che vanno dai 1.200 ai 4.600 euro. Nella fascia 15-18 anni, le spese per lo sport oscillano tra 2.500 e 3.700 euro all’anno, i corsi di inglese hanno un costo simile, mentre la paghetta varia da 2.200 a 4.500 euro. Gli studi all’estero, infine, comportano una spesa annuale che varia da 11.000 a 16.500 euro.
Le famiglie con più di un figlio possono beneficiare di economie di scala parziali, specialmente nei primi anni di vita, grazie a beni riutilizzabili e servizi condivisi. Tuttavia, la maggior parte dei costi, come cibo, istruzione e spese sanitarie, rimangono individuali. È stimato che il secondo figlio comporti un incremento del 70-80% rispetto al costo del primo, rendendo così le famiglie numerose sempre più rare in Italia.
Le richieste del Moige
Antonio Affinita, direttore generale del Moige, ha espresso la sua posizione riguardo alla tassazione delle spese per l’infanzia, definendola un’ingiustizia fiscale che scoraggia la natalità e mina il futuro del Paese. Secondo Affinita, è fondamentale rendere integralmente deducibili tutte le spese necessarie per la crescita dei figli, poiché non possono essere considerate semplici consumi.
Le richieste del Moige al governo includono la deducibilità totale delle spese essenziali fino ai 18 anni, l’introduzione del quoziente familiare per calibrare l’imposta sul reddito, la stabilizzazione del bonus nido e la retribuzione integrale dei congedi parentali.
L’associazione sottolinea l’importanza di agire rapidamente, affermando che ogni nuova nascita contribuisce al valore sociale del Paese. Meno culle vuote si traducono in più lavoratori, maggiori contributi e crescita economica. Senza un sistema fiscale adeguato alle famiglie, gli oneri economici spingono molti a rinviare o rinunciare alla genitorialità , aggravando il trend di 1,2 figli per donna. Il Moige invita il Parlamento e il governo a considerare queste misure già nella prossima legge di bilancio, sottolineando che si tratta di un investimento necessario per il futuro dell’Italia.