La posizione del governo italiano riguardo al riconoscimento della Palestina si mantiene su toni di estrema cautela. Mentre il 22 settembre 2025, l’Italia osserva uno sciopero generale indetto dall’Unione Sindacale di Base (Usb) per esprimere solidarietà alla popolazione di Gaza, a New York si apre l’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Durante questa sessione, il numero di paesi che riconoscono lo Stato palestinese continua a crescere, ma Roma non si unirà a questo gruppo. Il conflitto in Medio Oriente si preannuncia come il tema predominante dell’incontro, che coincide con l’80° anniversario della fondazione delle Nazioni Unite, avvenuta a San Francisco il 26 giugno 1945. Quest’anno, il dibattito generale ha come titolo “Meglio insieme: 80 anni e oltre per la pace, lo sviluppo e i diritti umani”, ma anche la guerra in Ucraina attirerà l’attenzione.
Posizione del governo italiano
Giorgia Meloni, che arriverà a New York in serata, avrà l’opportunità di riaffermare la posizione del governo su questioni di politica estera complesse, in particolare riguardo al Medio Oriente. La premier ha espresso più volte le sue preoccupazioni riguardo all’operato del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, sottolineando che “la reazione di Israele è decisamente sproporzionata”, e ha criticato l’occupazione di Gaza City, affermando che tale scelta non trova il consenso dell’Italia. Nonostante queste dichiarazioni, la posizione ufficiale dell’esecutivo italiano sul riconoscimento della Palestina rimane improntata alla massima prudenza.
Riconoscimento della Palestina
A fianco della Francia, anche il Regno Unito, guidato da Keir Starmer, ha recentemente annunciato il riconoscimento della Palestina, suscitando reazioni negative da parte del governo israeliano. Anche Canada, Australia e Portogallo si sono allineati su questa posizione. In contrasto, Roma e Berlino continuano a sostenere l’idea di una soluzione basata su “due Stati”, in cui Israele e Palestina possano coesistere pacificamente, ma ritengono che attualmente non ci siano le condizioni favorevoli per il riconoscimento di uno Stato palestinese pienamente operativo.
Impegno dell’Italia
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, presente alla Conferenza di Alto Livello sulla Soluzione a Due Stati, ha dichiarato che l’Italia ribadirà il proprio sostegno al processo di riconoscimento di un futuro Stato palestinese, a condizione che esso sia costituito e che Gaza e Cisgiordania siano riunificate, escludendo Hamas. Questa posizione è stata sancita dalla Risoluzione Onu co-sponsorizzata dall’Italia, adottata il 12 settembre scorso.
Iniziative umanitarie
Tajani ha inoltre evidenziato l’impegno dell’Italia per la popolazione civile attraverso l’iniziativa Food for Gaza, con nuove evacuazioni sanitarie previste nelle prossime settimane. Ha ribadito la contrarietà all’occupazione di Gaza e Cisgiordania, che minaccia la realizzazione della soluzione a due Stati, e ha espresso preoccupazione per l’offensiva di terra israeliana, che comporta rischi per la popolazione civile.
Discussione sulla situazione in Ucraina
Per quanto riguarda l’Ucraina, il ministro ha spiegato che l’Italia intende discutere con i partner su come esercitare maggiore pressione su Mosca, affinché torni al tavolo delle trattative, ribadendo il sostegno per una pace giusta e duratura, con garanzie di sicurezza adeguate per Kiev e l’Europa, simili a quelle proposte dall’Italia in base all’articolo 5 della NATO.
Riforma delle Nazioni Unite
Meloni parteciperà il 23 settembre alla cerimonia di apertura del dibattito generale, in cui interverranno il segretario generale António Guterres, la presidente dell’Assemblea Annalena Baerbock, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il suo intervento è previsto per il 24 settembre alle 20:00, mentre a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sono previsti anche incontri bilaterali.
Tra gli argomenti all’ordine del giorno figura la riforma delle Nazioni Unite. L’Italia sostiene il gruppo “Uniting for Consensus”, che propone un Consiglio di Sicurezza “più democratico, trasparente, inclusivo e rappresentativo”, con particolare attenzione per l’Africa e il Sud globale, e si oppone all’introduzione di nuovi seggi permanenti. Per Roma, che celebra quest’anno i 70 anni di adesione all’Onu ed è il settimo contributore al bilancio ordinario e alle missioni di pace, l’Assemblea rappresenta un’opportunità per riaffermare il proprio impegno verso i principi della Carta e per promuovere la riforma, considerata essenziale per rendere le istituzioni dell’Onu più efficienti e orientate alla gestione concreta delle sfide comuni.